Riportiamo un estratto di un articolo uscito questa mattina sul portale Polimerica.it. Della notizia non se ne è parlato molto, anzi, per nulla sui numerosi portali economico ambientali italiani. Come a dire che le notizie scomode e poco conformiste non siano gradite a tutta una serie di testate giornalistiche di settore poco obiettive.
La Commissione Europea ha ricevuto dal governo inglese un parere motivato in opposizione alla messa al bando, in Italia, dei sacchetti per la spesa non biodegradabili e compostabili, come previsto dalla legge 28/2012.
Grazie al deposito del parere il termine di pronunciamento da parte della Commissione Europea sulla conformità del decreto interministeriale del 18 marzo 2013 ("Individuazione delle caratteristiche tecniche dei sacchi per l'asporto delle merci") con la Direttiva sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio, slitterà a metà del prossimo settembre.
Nel parere inglese - che abbiamo potuto prendere in visione - si legge che il decreto notificato dal Governo italiano alla Commissione è ritenuto, dal Regno Unito e da altri paesi, non conforme con la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio, né con il Trattato, dove di parla espressamente di libera circolazione delle merci.
La stessa Commissione Europea - nota il documento - in passato aveva messo in discussione la proporzionalità delle misure adottate in Italia rispetto ai benefici ambientali, raccomandando di iniziare con interventi volti a modificare il comportamento dei consumatori e leve economiche, confermando l'obbligo degli stati membri di istituire sistemi per la raccolta e riciclo dei rifiuti da imballaggio.
Il parere inglese continua segnalando che la norma italiana impone che i sacchetti usa-e-getta debbano essere biodegradabili, non consentendo la vendita di shopper in plastica riciclabili o altrimenti degradabili; ciò contrasta con l'articolo 18 della direttiva imballaggi, che impone agli stati membri di non ostacolare l’immissione sul mercato di imballaggi che soddisfano le disposizioni contenute nella stessa direttiva.
In particolare, i sacchetti riciclabili, che rispondono pienamente ai requisiti della direttiva (artt. 9 e 11 e nell’Allegato II), non possono essere vietati all'interno della UE. Inoltre, le restrizioni all'importazione violano l'articolo 34 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea.
Non solo: gli inglesi lamentano che non è stata condotta alcuna analisi sugli effetti economici del provvedimento, né studi per valutare se le misure restrittive sono giustificate da benefici ambientali ed economici. Per il Governo inglese si tratta di barriere al commercio che non sembrano apportare benefici economici all'Unione Europea, ma che in compenso hanno già causato danni ad alcune aziende britanniche.
Nel documento si ricorda che nel Libro Verde “Una strategia europea per i rifiuti di plastica nell'ambiente”, la Commissione ha ribadito che questo tema richiede un approccio a livello europeo e che sono allo studio diverse opzioni per ridurre la quantità di sacchetti di plastica in circolazione.
Il parere si conclude con la richiesta di ritirare le misure contenute del decreto o, in alternativa, di fornire evidenze economiche, chiare e convincenti, che giustifichino l’adozione delle misure ai sensi dell’art.114 del Trattato.
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