martedì 11 febbraio 2014

FILM BIODEGRADABILE DA PACCIAMATURA

L'azienda italiana che detiene il brevetto Mater-Bi ha presentato al Fruit Logistica di Berlino un telo in bioplastica da utilizzare per la pacciamatura durante la coltivazione delle fragole.
La biodegradabilità certificata e assicurata da Novamont consente di lasciare il telo nel suolo andando ad evitare costi di rimozione e smaltimento; l’attività dei microrganismi provoca la mineralizzazione completa del polimero e la successiva trasformazione in anidride carbonica ed acqua.

Tradizionale telo da pacciamatura

“Questo nuovo telo in Mater-Bi per la pacciamatura della fragola e di altre specie assimilabili rappresenta una vera rivoluzione per una coltura così strategica per l’ortofrutticoltura nazionale ed internazionale - nota Alessandro Ferlito, Responsabile Commerciali di Novamont -. Nasce dallo strenuo lavoro di ricerca nel quale Novamont è costantemente impegnata e che ha permesso negli anni lo sviluppo di prodotti biodegradabili e compostabili altamente innovativi che contribuiscono ad ampliare le opportunità di crescita per un’agricoltura a basso impatto ambientale”. Per ora si parla di innovazione e qualità del prodotto, il mercato poi detterà il prezzo di questo nuovo materiale.

Le minacce al riciclo da parte di questo nuovo materiale

In primo luogo sarà di competenza dei coltivatori andare ad individuare il telo biodegradabile da quello non bio, evitando la raccolta assimilata di telo biodegradabile da quello in plastica tradizionale. In caso contrario una errata selezione alla fonte comporterebbe un maggior grado di contaminazione del materiale che rischierebbe, per ragioni di costi, non essere più gestito dalle aziende di riciclo. In secondo luogo, un materiale "nuovo" biodegradabile, la cui produzione ha necessitato l'impiego di risorse naturali, non potrà più essere recuperato e quindi riciclato e re-introdotto nel mercato dei beni di consumo. Il ciclo di recupero e riutilizzo andrebbe quindi ad interrompersi favorendo invece il circolo "vizioso" dell'usa e getta e non dell'usa e recupera come chiesto dalla Commissione Europea a gran voce a tutti gli Stati Membri.

mercoledì 5 febbraio 2014

UNINDUSTRIA TREVISO CHIEDE LA RIVALUTAZIONE DEGLI IMPEGNI IN MATERIA DI CAMBIAMENTI CLIMATICI

In un territorio a forte indirizzo manifatturiero la confederazione rappresentante la maggior parte delle aziende industriali del trevigiano chiede a gran voce al Ministro dell'Ambiente Andrea Orlando la rivalutazione degli impegni vincolanti in materia di lotta ai cambiamenti climatici (target 40%), soprattutto senza un preventiva verifica degli impegni che saranno adottati dagli Stati Uniti e dalle economie emergenti (in particolar modo Cina e India nella Conferenza Intergovernativa che si terrà a Parigi nel 2015).

In altri termini, Unindustria Treviso, tra le prime Confindustrie d'Italia per dimensioni e società rappresentate, vede con allarme il provvedimento della Commissione Europea riguardante l'intenzione di innalzare ulteriormente gli impegni vincolanti di riduzione delle emissioni. In questo caso una riduzione delle emissioni di CO2 comporterebbe un venire meno della competitività delle imprese italiane. Questa battaglia contro il provvedimento della Commissione Europea è condivisa da altri Paesi dell'Unione Europea in cui le imprese del territorio hanno dimostrato da tempo una costante attenzione alle tematiche ambientali, compiendo rilevanti investimenti nel ciclo produttivo e nell'offerta di prodotti green. Questo impegno, con l'approvazione del nuovo provvedimento Europeo, verrebbe galvanizzato.

Più nello specifico Confindustria ha illustrato al Ministro i rischi che potrebbero derivare dall'adozione di obiettivi vincolanti su fonti rinnovabili ed efficienza energetica, generando incentivi distorsivi rispetto alla reale efficacia delle singole tecnologie, con gravi impatti sul costo dell'energia elettrica e del gas naturale, penalizzando l'intera catena manifatturiera. 

Fonti:

lunedì 20 gennaio 2014

GRUCCE NELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA

Dal 1° gennaio 2014 le grucce in plastica saranno conferite dai cittadini nella raccolta differenziata insieme agli altri imballaggi in plastica, anche in presenza del gancio in metallo, mentre le grucce in metallo (quelle in “filo di ferro” generalmente utilizzate da lavanderie e stirerie) andranno conferiti assieme agli imballaggi di alluminio e acciaio.
Dopo i piatti e i bicchieri di di plastica ora si aggiungono anche le grucce nella nostra raccolta differenziata. La novità, promossa dal CONAI per rispettare le nuove direttive europee in materia, riguarda solo le grucce acquistate insieme agli indumenti e non quelle che si comprano separatamente.




Fonte:

A-zeta

Rifiuti in plastica: il Parlamento europeo chiede a gran voce l'incremento del riciclo

Il Parlamento di Strasburgo ha approvato una risoluzione che invita a considerare i rifiuti in plastica non più come semplici "scarti" ma come una risorsa da destinare al recupero e al riciclo, chiedendo alla Commissione europea di elaborare al più presto una strategia organica, severa e stringente per ridurre la loro dispersione nell'ambiente.

L'obiettivo è di portare all'80% il recupero della plastica in circolazione rispetto all'attuale 25%. Per fare questo gli eurodeputati si sono espressi in favore dell'esclusione dal mercato, entro il 2020, delle plastiche potenzialmente nocive alla salute e dei sacchetti usa-e-getta e per un aggiornamento complessivo della normativa sul packaging.

L'eurodeputato italiano e relatore del provvedimento, Vittorio Prodi, aggiunge: "Oggi abbiamo dichiarato di voler cambiare le nostre cattive abitudini e di assumerci la piena responsabilità dei nostri prodotti, dal momento in cui vengono realizzati fino al loro smaltimento finale. Recuperando e riciclando il più possibile, chiudiamo il cerchio e diamo finalmente un senso compiuto al concetto di 'economia circolare'. Questa strategia contribuirà a ripulire i nostri mari e le nostre terre, creando, nello stesso tempo, più opportunità di lavoro".

Secondo gli europarlamentari, rendere più specifica e stringente la legislazione europea potrebbe condurre, ogni anno, al risparmio di 72 miliardi di euro e alla creazione di oltre 400.000 posti di lavoro da qui al 2020.

Fonte:
GreenBiz, Ansa, Euronews            

martedì 10 dicembre 2013

FISCO ED ECCESSIVI COSTI ENERGETICI MINACCIANO IL RICICLO DELLA PLASTICA

Impianto di triturazione della plastica
Raccolta differenziata e riciclo industriale della plastica e degli altri materiali girano a due velocità totalmente differenti. Mentre la prima, guidata da logiche burocratiche e di poteri pubblici, stenta a decollare il secondo è un settore all'avanguardia in Italia che lo rendono unico in Europa: siamo primi infatti in alcuni ambiti strategici quali il recupero industriale di metalli, carta, plastica, vetro, legno, tessili, gomma, principalmente derivanti da superfici private quali industrie, centri commerciali, magazzini e attività artigianali. 

Estrusione della plastica riciclata

Stando ai dati del Rapporto Green Italy di Unioncamere, su 163 milioni di tonnellate avviate a recupero industriale in Europa, 24,1 sono quelle della sola Italia, più della Germania (22,4 milioni). Aggiungendo alla lista dei rifiuti recuperati anche quelli chimici, i fanghi e alcune altre tipologie (ad esclusione di minerali e vegetali), l'Italia ottiene comunque un 2° posto, stavolta alle spalle della Germania. E' questo il quadro dell'Italia che recupera emerso tracciato dal nuovo dossier del Gruppo Hera, dedicato proprio al legame tra filiera del recupero e green economy.
A minacciare questa eccellenza ci stanno pensando alcune politiche illogiche portate avanti dagli attuali governi italiani in termini di elevati costi di approvvigionamento dell'energia elettrica e rincaro fiscale sull'attività di impresa.

Fonte originaria dell'articolo:
http://www.ingegneri.info/hera-l-italia-del-recupero-nell-industria-caso-unico-in-europa_news_x_20151.html

L'EUROPARLAMENTO VUOLE INCREMENTARE IL RICICLO DELLA PLASTICA

Dopo gli annunci di questi mesi l'Europa prova a cambiare rotta facendo approvare nei giorni scorsi dalla commissione Ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare dell'Europarlamento una proposta di risoluzione per il varo di una nuova strategia comunitaria in materia di riciclo della plastica.

Europarlamento durante una seduta 
In primo piano, c'è la necessità di una apposita normativa dell'Ue. A questo proposito è da sottolineare che circa il 40% dei rifiuti proviene dagli imballaggi e che senza una revisione della Direttiva in materia, risalente ormai al 1994, non si è in grado di affrontare il problema. La relazione approvata punta, quindi, all'introduzione di norme sulla progettazione ecologica che consentano la raccolta e la cernita dei rifiuti per un riciclaggio efficiente, utilizzando nuove tecnologie come infrarossi ed etichettature specifiche e materiali riciclabili. I consumatori devono essere in grado di sapere se la plastica che acquistano è riciclabile, compostabile, biodegradabile o recuperabile, al fine di facilitare il processo di cernita. L'eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione, ha sottolineato l'importanza della proposta di risoluzione: «Si tratta di un documento di fondamentale importanza per il futuro ambientale dell'Unione, con al centro l'impegno di rendere realtà gli imperativi di riciclare la plastica e andare verso la dismissione delle discariche».(Energia24)

mercoledì 4 dicembre 2013

NUOVA RISOLUZIONE UE SUL RICICLO DELLE PLASTICHE

E’ stata approvata il 27 novembre scorso dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo la risoluzione su “una strategia europea per i rifiuti di plastica nell’ambiente”, dove si chiedono interventi per il contenimento e la riciclabilità dei rifiuti in materiale plastico.
La risoluzione, nonostante non sia ancora vincolante per mancanza di delibera del Parlamento Europeo, è di notevole importanza in quanto per la prima volta viene sottolineata nell'emiciclo di Strasburgo la necessità che la normativa dell'UE sui rifiuti di plastica definisca: 

- obiettivi specifici per la raccolta e la cernita nonché criteri obbligatori per la riciclabilità (chiarendo le distinzioni tra riciclaggio meccanico/organico e recupero/incenerimento, con l'intento di raggiungere una percentuale di plastica riciclata pari almeno al 75% entro il 2020);

- un'etichettatura specifica dei materiali che informi i consumatori in merito alla riciclabilità meccanica od organica degli stessi e, infine, criteri per la sostituzione dei prodotti di plastica monouso o caratterizzati da un ciclo di vita breve con materiali riutilizzabili e più duraturi;

- ritiene che le plastiche più pericolose, ovvero le più dannose per la salute umana e per l'ambiente (come le microplastiche e le plastiche oxo-biodegradabili), e quelle che contengono metalli pesanti, altresì in grado di rendere più difficoltosi i processi di riciclaggio, debbano essere gradualmente eliminate dal mercato oppure direttamente messe al bando il più presto possibile entro il 2020; 

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