Visualizzazione post con etichetta tarsu. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta tarsu. Mostra tutti i post

lunedì 29 aprile 2013

TARIFFE FUORI CONTROLLO SUI RIFIUTI URBANI

I rifiuti nel nostro Paese sono ancora considerati dal legislatore e dalla conoscenza comune un problema da risolvere e da eliminare dalla nostra vista. Continuando a sviluppare sistemi ad hoc per la gestione dei rifiuti basati sull'imposizione di tasse, contributi e tributi a carico del cittadino ci permettiamo di elencare alcuni "ottimi" risultati del settore pubblico nella gestione dei rifiuti:
- negli ultimi 5 anni, i costi sono pressoché raddoppiati a Salerno (+98%) e Reggio Calabria (+96%). Aumenti record anche a Napoli (+87%), Bari (+63,5%),Trapani (+55%), Roma (+53%), Avellino (+51%) a fronte di una qualità del servizio che non cambia.

I dati sono contenuti in uno studio realizzato dall’Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva, che ha analizzato il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani in termini di costo sopportato da una famiglia-tipo di tre persone, con reddito lordo complessivo di 44.200€ ed una casa di 100 metri quadri.
L’indagine ha riguardato tutti i capoluoghi di provincia (ad eccezione di Pesaro) nel 2012, ed è disponibile on line su www.cittadinanzattiva.it.
Guardando alle cifre a Napoli, la spesa annua per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ammonta a 529, record nazionale, più del quadruplo rispetto alla città meno cara d’Italia, Isernia (122€). Tra i 10 capoluoghi con le tariffe più alte, solo tre non sono al Sud: Roma (378€), Carrara e Venezia (346€).
In generale, la media più alta si registra in Campania (389€), la più bassa in Molise (154€), a dimostrazione di una marcata differenza non solo tra aree geografiche del Paese ma anche all’interno di una stessa Regione: in Lombardia, per esempio, a Milano (299€) la Tarsu arriva a costare quasi il doppio della Tia pagata a Brescia (146€). Lo stesso dicasi in Sicilia, dove la Tarsu pagata a Siracusa(407€) supera di 189€ la Tarsu pagata a Palermo, o in Toscana, dove la Tia pagata a Livorno(304€) supera di 90€ la Tia pagata a Firenze (214€). E ancora, in Campania, la Tarsu ad Avellino è di ben 274€ inferiore rispetto a quella pagata a Napoli, mentre in Calabria la Tarsu pagata aCrotone è di 109€ più alta di quella pagata a Vibo Valentia (176€).
Italia che vai, gestione che trovi: Il Sud ne produce di meno ma gli costano di più: in media, per pagare la bolletta dei rifiuti si spende di più nelle regioni del meridione (€270), dove l’aumento rispetto al 2011 è stato del 2,3% (+27% rispetto al 2007); seguono le regioni centrali (€255), +1,2% rispetto al 2011 (+15% rispetto al 2007) e il Nord Italia (234€) con un +2,6% rispetto al 2011 (+15% rispetto al 2007).
Di contro, è il Centro che registra la media più elevata in quanto a produzione pro capite di rifiuti: (613 kg), seguito da Nord (533kg) e Sud (495 kg).
I virtuosi della raccolta differenziata, invece, sono le regioni del Nord, nettamente avanti (49%, sostanzialmente in linea con quanto stabilisce la legge) rispetto a Centro (27%) e Sud (21%).
Caro bollette. In media, la  famiglia-tipo ha sostenuto lo scorso anno una spesa di 253€ per il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con un aumento del 2,8% rispetto all'anno precedente, con un aumento totale tra il 2007 e il 2011 del 17,1%.
Rispetto ad un anno fa, sono otto le città che hanno fatto registrare incrementi a due cifre: oltre a Bari (+30%), Messina (+22%) e Firenze (+21%), incrementi significativi si sono registrati anche a Novara (+19%), Avellino (16%), Trapani (15%), Milano (14%) e Catanzaro (10%).
Non riciclare in misura adeguata non comporta soltanto costi ambientali, perdite di competitività e maggiori costi gestionali, ma anche il rischio di multe a carico degli Stati membri dell’Unione europea per mancato adeguamento alla normativa discariche (Direttiva 1999/31/CE) e l’Italia detiene purtroppo il triste primate nel numero di procedure d’infrazione avviate.
La fonte è un articolo uscito su Vita.it "Sui rifiuti tariffe fuori controllo" a firma di Francesco Agresti.

mercoledì 4 luglio 2012

RIFIUTI: ECCO COME FUNZIONA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA

Chi paga e chi ci guadagna dai rifiuti differenziati?

La raccolta differenziata è una delle nuove abitudini entrate a gamba tesa nelle case degli italiani. Volenti o nolenti, infastiditi o meno, tutti ligi nel predisporre sacchetti di diverso colore per la carta e per la plastica, per il vetro, per l’umido e infine per l’indifferenziato.
Sottoposti ai rigidi calendari del porta a porta, con lo spauracchio di una multa, chiedendosi spesso il perché di tanta maniacale attenzione.
Secondo il parere oramai diventato comune il motivo di così tanta solerzia si riassume nel fatto che “è per il bene dell’ambiente, non è sostenibile continuare a buttare tutto in discarica”. Altri, forse più critici ma attenti osservatori risponderanno con un laconico  “ma tanto quando passa il camion dei rifiuti butta tutto insieme, che ci perdo il tempo a fare”.

Le tre “R” della gestione dei rifiuti

La storia e i retroscena della raccolta differenziata in Italia è alquanto lunga, intricata e complessa. Tre caratteristiche oramai consone al sistema economico italiano quando uno degli attori di quello stesso sistema a cui ci riferiamo è un attore pubblico o chi ne fa le veci. Cerchiamo comunque di spiegarvelo facendo riferimento ad un articolo uscito sul sito NinjaMarketing alcuni giorni fa.

Il riciclaggio, di per sé, è una soluzione ottimale rispetto ad altri metodologie di gestione dei rifiuti urbani e speciali.

Facciamo per esempio riferimento al modello delle “3R”.

La prima “R” è la riduzione: dovremmo evitare di produrre rifiuti, ad esempio, usando sacchetti resistenti per la spesa in luogo dei sacchetti monouso, ed evitando di acquistare beni con imballaggi (es. comprando la frutta sfusa dal fruttivendolo).
La seconda “R” è il riuso: comprare bottiglie di vetro per l’acquisto di olio e detersivo sfuso, l’utilizzo dei barattoli del sugo pronto per confetture e via dicendo.
La terza “R” è il riciclaggio (insieme al recupero energetico) deve essere una strategia residuale. Si tratta di una soluzione che evita il più grosso dei mali: il conferimento in discarica. Si tratta di una soluzione ad alto impatto ambientale, con grossi rischi per la salute.
Milioni di tonnellate di materiale prezioso finiscono nelle discariche ogni giorno, talvolta a centinaia di chilometri di distanza, per somma gioia delle organizzazioni criminali, che qui trovano terreno fertile per le proprie attività malavitose.

Dove finiscono i rifiuti differenziati?

Ma che succede quando un cittadino butta un imballaggio di plastica nell’apposito bidone della raccolta differenziata? L'imballaggio entrerà a far parte del sistema CONAI, un consorzio privato ma istituito per legge che si occupa del funzionamento del sistema del riciclaggio italiano degli imballaggi.
Il sistema CONAI è molto semplice: chi utilizza gli imballaggi (ad esempio un pastificio che usa le scatole di cartone per confezionare la pasta o un'azienda che imbusta fazzoletti di carta) è obbligato a pagare il CAC, Contributo Ambientale CONAI.
Il CONAI utilizza questi fondi per pagare i Comuni affinché facciano la selezione della nostra raccolta differenziata tramite una serie di sotto-consorzi dedicati alle singole materie prime (es. COREPLA per gli imballaggi di plastica). Il cittadino invece paga, attraverso la TARSU, il trasporto dei propri rifiuti dalla propria abitazione al centro di selezione.
Il messaggio che CONAI lancia ai Comuni è sostanzialmente il seguente: “Comune, fai la raccolta differenziata, ed io pagherò i costi per la tua selezione ad un prezzo tale da coprire le tue spese, purchè rispetti degli standard minimi di qualità”. CONAI si pone quindi come unico garante e compratore di ultima istanza del mercato italiano.
I rifiuti raccolti nel sistema CONAI vengono poi riassegnati agli impianti di riciclaggio privati, tramite aste competitive oppure in base a complicati meccanismi di ripartizione delle quantità. È un sistema particolare per cui talvolta gli impianti di riciclaggio vengono addirittura pagati purché si prendano in carico il materiale da riciclare, ed altri invece dove si danno battaglia a suon di rialzi pur di assicurarsi un lotto di materiale particolarmente prezioso.

Questione di soldi

Il sistema, dunque, sembrerebbe essere tutto sulle spalle delle aziende che utilizzano gli imballaggi per confezionare le proprie merci attraverso il pagamento il contributo ambientale facendolo rientrare tra i costi di produzione che vanno ad incidere poi sul prezzo della merce che il consumatore finale acquista. I Comuni, dal canto loro, invocano maggiori pagamenti per la raccolta differenziata, soprattutto nel momento in cui sviluppano sistemi di raccolta più costosi come la differenziata spinta porta a porta.
Al CONAI, in cabina di regia, non rimane altro che regolare il mercato, e di indirizzare un fiume di denaro nato per tutelare l’ambiente, ma che muove gli interessi di migliaia di addetti. 
Tra l'incudine e il martello c'è sempre il cittadino ignaro del complesso sistema di rapporti che regolano e che sono generati dalla sua raccolta differenziata. Da una parte ci troviamo nella bolletta una tassa per il trasporto dei rifiuti e in più tra i costi che vanno a formare il prezzo di un qualsiasi prodotto che acquistiamo c'è anche il Contributo Ambientale CONAI per la selezione dei nostri rifiuti da imballaggio. Come ovviare a questa complessità?

Consentire al cittadino di essere il reale e principale protagonista della gestione dei propri rifiuti in modo tale da consentire a chiunque di vedere lo snellimento della propria bolletta e togliere inoltre un costo alle aziende che utilizzano gli imballaggi per imballare i loro prodotti. Tanto, oramai, anche un bambino ha capito che i rifiuti posseggono un valore economico più che ambientale. I bambini-infatti-speriamo siano proprio loro a salvarci da questi sistemi macchinosi...

lunedì 25 giugno 2012

SAI CHE FINE FA LA TUA RACCOLTA DIFFERENZIATA?


L’industria del riciclo italiano è all’avanguardia a livello europeo, almeno nel settore degli imballaggi, e negli ultimi undici anni ha portato al Paese un risparmio pari a 9,3 miliardi di euro, l’importo di una piccola manovra Finanziaria. Lo rivela il rapporto “L’industria italianadel riciclo tra competizione internazionale e politiche nazionali realizzato da Althesys, in collaborazione con CONAI, il Consorzio costituito dai produttori e utilizzatori di imballaggi allo scopo di recuperarne e riciclarne i materiali.

Ricordiamo che CONAI non è un consorzio che ricicla rifiuti ma un consorzio privato istituito per legge (Decreto lgs. 22/1997), che racchiude dentro di sé le sei diverse filiere del riciclo (acciaio, vetro, legno, plastica, carta, alluminio), mentre chi realmente ricicla i rifiuti sono le aziende di riciclo (società nella maggior parte dei casi di diritto privato) che annualmente inviano a CONAI una dichiarazione sul loro operato attraverso il Modello Unico Dichiarazione Ambientale (MUD).

L'operato di CONAI si concentra invece sulla riscossione di un contributo (Contributo Ambientale CONAI) nei confronti degli utilizzatori di tutti gli imballaggi, sia quelli primari e secondari (urbani, cioè quelli che arrivano nelle nostre case quando acquistiamo della merce) sia terziari (speciali, imballaggi che non arrivano nelle nostre case ma servono al trasporto delle merci).

imballaggio primario
Per spiegare meglio, l’azienda X, che riempie le bottiglie di acqua per venderla, paga un contributo per ogni tonnellata di imballaggi (bottiglie di plastica) che utilizza. Attualmente il contributo sulla plastica è di 120,00 € a tonnellata. Quindi, a ogni tonnellata di bottiglie di plastica, l’azienda X pagherà 120,00€ al CONAI per la gestione di quella bottiglia una volta che diventerà rifiuto. CONAI verserà poi una parte di questo contributo alla municipalizzata locale, che si preoccuperà di selezionare i rifiuti urbani, tra cui quella bottiglia vuota.

Ma che fine fanno i rifiuti della nostra differenziata? Dopo la raccolta da parte della municipalizzata locale, i rifiuti vengono stoccati in aree dove vengono selezionati per tipologia di materiale. La carta con la carta, la plastica con la plastica e così via.

E il cittadino che ruolo ha in tutto questo? Quello di pagare una tassa sulla bolletta per il trasporto della raccolta differenziata chiamata TARSU, in quanto CONAI “dona” una parte del suo contributo alla municipalizzata locale solo per la selezione ma non per il trasporto dei rifiuti dalle nostre case alle aree di stoccaggio.

Manca però ancora un tassello, e cioè l’Azienda X: l’azienda che produce le acque minerali che, per ogni singola bottiglia utilizzata, versa al CONAI un contributo, che va a ricadere sui costi di produzione che andrà poi ad incidere sul prezzo finale pagato da ogni cittadino che andrà ad acquistare un litro d’acqua. Quella bottiglia, nonostante ce ne disfiamo senza tanto darci importanza, ha un valore monetario ed è già stata pagata dal cittadino.

imballaggio secondario
Torniamo alla gestione dei nostri rifiuti: una volta selezionati nelle aree di stoccaggio, ciò che un tempo erano i nostri rifiuti, e che indirettamente abbiamo contribuito a pagare, vengono destinati nelle varie aziende private di riciclo che, attraverso un’asta indetta dai consorzi di CONAI, si approvvigionano di materiale da riciclare. Questi rifiuti seguono poi il percorso del riciclo meccanico (nel caso della plastica abbiamo già scritto in merito).

I rifiuti si differenziano però in base a due tipologie. Ci sono gli urbani, che vengono gestiti attraverso il sistema appena descritto, e gli speciali, ossia derivanti da superfici private come industrie, aziende agricole o centri commerciali. Questi rifiuti seguono una filiera del riciclo molto più semplice e breve. Le aziende private di raccolta rifiuti (non municipalizzate e che quindi non ricevono ne la TARSU ne il contributo CONAI) raccolgono il materiale presso le superfici private a titolo oneroso o gratuito. A loro volta, queste aziende di raccolta, vendono i rifiuti raccolti alle aziende di riciclo, che andranno a produrre la cosiddetta materia prima seconda per una gamma molto ampia di applicazioni.

Nel caso della plastica, il Sistema degli imballaggi in Italia si trova a soffrire di un grande squilibrio di visibilità in termini mediatici e legislativi, con forti ricadute anche in termini economici. Con CONAI, unico gestore ufficiale degli imballaggi in plastica, che applica un contributo su tutti gli imballaggi, distribuendo in cambio servizi solo per gli attori che si occupano dei rifiuti urbani, ed esentando dalle sue mansioni la maggioranza dei rifiuti speciali da cui però riceve un contributo. Se poi aggiungiamo che, in termini di riciclo, del 33% dichiarato da CONAI per il 2010, la metà è realizzato dai riciclatori dei rifiuti speciali, questo squilibrio si accentua ulteriormente.
A CONAI, infatti, spetta responsabilizzare il cittadino e trasmettere all'Europa i nostri dati di riciclo, informazioni che giungono però dalle aziende di riciclo e solo indirettamente a CONAI, in quanto organo ufficiale di gestione del sistema imballaggi in Italia.
imballaggio terziario
Nell’ultimo anno è stato riciclato il 64,6% degli imballaggi immessi al consumo, con un aumento del 4,6 per cento. Questi dati, confrontati con il resto d’Europa, evidenziano come le nostre performance siano in linea con quelle degli altri grandi Paesi dell’UE.
Da sottolineare tuttavia come, tra gli imballaggi riciclati, la plastica sia stata quella che ha registrato i numeri peggiori. Infatti, l’Italia ricicla il 33,1% degli imballaggi in plastica, contro l’83,8% della Germania, dove il sistema nazionale gestisce e riscuote contributi solo sugli imballaggi primari, ossia quelli delle nostre case, mentre lascia il resto dei rifiuti al libero mercato creando quindi degli effetti sull’economia di gran lunga superiori ai nostri.