Chi paga e chi ci guadagna dai rifiuti differenziati?
La raccolta differenziata è una delle nuove abitudini entrate a gamba tesa nelle case degli italiani. Volenti o nolenti, infastiditi o meno, tutti ligi nel predisporre sacchetti di diverso colore per la carta e per la plastica, per il vetro, per l’umido e infine per l’indifferenziato.
Sottoposti ai rigidi calendari del porta a porta, con lo spauracchio di una multa, chiedendosi spesso il perché di tanta maniacale attenzione.
Secondo il parere oramai diventato comune il motivo di così tanta solerzia si riassume nel fatto che “è
per il bene dell’ambiente, non è sostenibile continuare a buttare tutto
in discarica”. Altri, forse più critici ma attenti osservatori risponderanno con un laconico “ma tanto quando passa il camion dei
rifiuti butta tutto insieme, che ci perdo il tempo a fare”.
Le tre “R” della gestione dei rifiuti
La storia e i retroscena della raccolta differenziata in Italia è alquanto lunga, intricata e complessa. Tre caratteristiche oramai consone al sistema economico italiano quando uno degli attori di quello stesso sistema a cui ci riferiamo è un attore pubblico o chi ne fa le veci. Cerchiamo comunque di spiegarvelo facendo riferimento ad un articolo uscito sul sito NinjaMarketing alcuni giorni fa.
Il riciclaggio, di per sé, è una soluzione ottimale rispetto ad altri metodologie di gestione dei rifiuti urbani e speciali.
Facciamo per esempio riferimento al modello delle “3R”.
La prima “R” è la riduzione:
dovremmo evitare di produrre rifiuti, ad esempio, usando sacchetti
resistenti per la spesa in luogo dei sacchetti monouso, ed evitando di
acquistare beni con imballaggi (es. comprando la frutta sfusa dal
fruttivendolo).
La seconda “R” è il riuso:
comprare bottiglie di vetro per l’acquisto di olio e detersivo sfuso,
l’utilizzo dei barattoli del sugo pronto per confetture e via dicendo.
La terza “R” è il riciclaggio (insieme al recupero energetico) deve essere una strategia residuale. Si tratta di una soluzione che evita il più grosso dei mali: il conferimento in discarica. Si tratta di una soluzione ad alto impatto ambientale, con grossi rischi per la salute.
Milioni
di tonnellate di materiale prezioso finiscono nelle discariche ogni
giorno, talvolta a centinaia di chilometri di distanza, per somma gioia delle organizzazioni criminali, che qui trovano terreno fertile per le proprie attività malavitose.
Dove finiscono i rifiuti differenziati?
Ma che succede quando un cittadino butta un imballaggio di plastica nell’apposito bidone della raccolta differenziata? L'imballaggio entrerà a far parte del sistema CONAI, un consorzio privato ma istituito per legge che si occupa del funzionamento del sistema del riciclaggio italiano degli imballaggi.
Il sistema CONAI è molto semplice: chi utilizza gli imballaggi (ad esempio un pastificio che usa le scatole di cartone per confezionare la pasta o un'azienda che imbusta fazzoletti di carta) è obbligato a pagare il CAC, Contributo Ambientale CONAI.
Il CONAI utilizza questi fondi per pagare i Comuni affinché facciano la selezione della nostra raccolta differenziata tramite una serie di sotto-consorzi dedicati alle singole materie prime (es. COREPLA per gli imballaggi di plastica). Il cittadino invece paga, attraverso la TARSU, il trasporto dei propri rifiuti dalla propria abitazione al centro di selezione.
Il CONAI utilizza questi fondi per pagare i Comuni affinché facciano la selezione della nostra raccolta differenziata tramite una serie di sotto-consorzi dedicati alle singole materie prime (es. COREPLA per gli imballaggi di plastica). Il cittadino invece paga, attraverso la TARSU, il trasporto dei propri rifiuti dalla propria abitazione al centro di selezione.
Il messaggio che CONAI lancia ai Comuni è sostanzialmente il seguente:
“Comune, fai la raccolta differenziata, ed io pagherò i costi per la tua selezione ad un prezzo tale da coprire le tue spese, purchè
rispetti degli standard minimi di qualità”. CONAI si pone quindi come unico garante e compratore di ultima istanza del mercato italiano.
I rifiuti raccolti nel sistema CONAI vengono poi riassegnati agli impianti di riciclaggio privati,
tramite aste competitive oppure in base a complicati meccanismi di
ripartizione delle quantità. È un sistema particolare per cui talvolta
gli impianti di riciclaggio vengono addirittura pagati purché si prendano in carico il materiale da riciclare, ed altri invece dove si danno battaglia a suon di rialzi pur di assicurarsi un lotto di materiale particolarmente prezioso.
Questione di soldi
Il sistema, dunque, sembrerebbe essere tutto sulle spalle delle aziende che utilizzano gli imballaggi per confezionare le proprie merci attraverso il pagamento il contributo ambientale facendolo rientrare tra i costi di produzione che vanno ad incidere poi sul prezzo della merce che il consumatore finale acquista. I Comuni, dal canto
loro, invocano maggiori pagamenti per la raccolta differenziata, soprattutto nel momento in cui sviluppano sistemi di raccolta più costosi come la differenziata spinta porta a porta.
Al CONAI, in cabina di regia, non rimane altro che regolare il mercato, e di indirizzare un fiume di denaro nato per tutelare l’ambiente, ma che muove gli interessi di migliaia di addetti.
Tra l'incudine e il martello c'è sempre il cittadino ignaro del complesso sistema di rapporti che regolano e che sono generati dalla sua raccolta differenziata. Da una parte ci troviamo nella bolletta una tassa per il trasporto dei rifiuti e in più tra i costi che vanno a formare il prezzo di un qualsiasi prodotto che acquistiamo c'è anche il Contributo Ambientale CONAI per la selezione dei nostri rifiuti da imballaggio. Come ovviare a questa complessità?
Consentire al cittadino di essere il reale e principale protagonista della gestione dei propri rifiuti in modo tale da consentire a chiunque di vedere lo snellimento della propria bolletta e togliere inoltre un costo alle aziende che utilizzano gli imballaggi per imballare i loro prodotti. Tanto, oramai, anche un bambino ha capito che i rifiuti posseggono un valore economico più che ambientale. I bambini-infatti-speriamo siano proprio loro a salvarci da questi sistemi macchinosi...
l'immagine che avete pubblicato appartiene al sottoscritto Momò Calascibetta ed è protetta da copyright. Non avete neanche specificato l'autore . Che vogliamo fare? .Grazie http://www.equilibriarte.org/profile/momocalascibetta/works/4245/idWork/5242b2da3edb35461941bee3
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