martedì 8 gennaio 2013

BIOCLEAN: FUNGHI E BATTERI CONTRO LA PLASTICA NON PIU' RICICLABILE

Nel 2011 in Europa sono stati raccolti 25.1 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Di questi quantitativi, 14.9 milioni sono stati recuperati attraverso il riciclo meccanico o termovalorizzazione, mentre circa 10.3 milioni di tonnellate sono state destinate alla discarica. Questo dato, nonostante sia in costante declino rispetto all'anno precedente (10.4 milioni di t nel 2010 - 1%), non rappresenta una notizia positiva per i riciclatori di plastica che considerano la pratica della gestione dei rifiuti di plastica in discarica un reale spreco di materia prima per i rispettivi impianti.
Il progetto BioClean coordinato da Fabio Fava, professore di Biotecnologia Industriale ed ambientale presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell'Università di Bologna, riunisce 19 partners di 9 paesi europei e vede anche la partecipazione della cinese Nanjing University. Bioclean, finanziato dall'Unione Europea con 3 milioni di euro, coinvolge anche 7 piccole medie imprese, di cui una bolognese, e l'associazione europea delle industrie dei polimeri (PlasticsEurope).
Per selezionare i microrganismi mangia - plastica più efficienti si attingerà da plastiche provenienti da discariche e dal fondo del mare ma anche da raccolte dedicate.

I batteri e i funghi isolati saranno caratterizzati per le loro capacità di biodegradazione. Il progetto sarà inoltre l'occasione per studiare il tasso di biodegradazione ed il percorso attraverso il quale la maggior parte dei polimeri viene biodegradata. Sarà inoltre studiata la possibilità di valorizzare i prodotti ottenuti tramite il loro riutilizzo per la produzione di nuovi polimeri e/o di polimeri ibridi, e l'effetto in termini di tasso, resa e percorsi di biodegradazione di trattamenti dei polimeri.
Bioclean a prima vista potrebbe rappresentare uno dei numerosi progetti ambientali che, a differenza dell'entusiasmo iniziale, si sono poi rilevati dei progetti fine a se stessi e relegati al mero ambito accademico. La particolarità interessante di BioClean, però, risiede nel fatto di poter operare sul recupero e lo studio su rifiuti che hanno già perso completamente il proprio valore economico. BioClean rappresenterebbe quindi un progetto efficiente di recupero di materie prime altrimenti prive di valore e relegate in discarica. La scarsità di materie prima da riciclare è una problematica molto importante. La dispersione dei quantitativi da recuperare attraverso il riciclo meccanico sta diventando il principale problema delle aziende di riciclo della plastica, non solo a livello nazionale. Basti pensare che in America è nato un movimento di industriali di trasformatori chiamato "Save The Plastics", We Need More Plastics to Recycle! per promuovere il riciclo della plastica tradizionale rispetto all'introduzione di bioplastiche non più riciclabili.
L'efficienza e l'efficacia raggiunta dalle aziende che raccolgono e gestiscono i rifiuti speciali (rifiuti che provengono da superficie privata) ha raggiunto oramai livelli massimi, difficilmente incrementabili. Lo stesso non si può dire per il sistema nazionale che dirige i rifiuti urbani da raccolta differenziata.
Una volta selezionati a spese del cittadino, i rifiuti di plastica vengono ancora troppo spesso destinati in discarica. BioCLean è considerata una soluzione per salvare ciò che non è più risorsa limitando i danni ambientali della permanenza di rifiuti plastici in discarica. Un'attenta analisi del fenomeno fa invece propendere più per il fatto che BioClean corrisponda ad un mezzo, non ad una soluzione.

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