giovedì 28 marzo 2013

WASHING WHITER WITHOUT WATER

The future of laundry could be cleaning with plastic beads, rather than with water.

Their bead cleaning technology was developed at Leeds University and Xeros is currently working to commercialise it. According to the company, these polymer beads, used in washing machines instead of water, can “agitate, attract and transport away stain and soil from textile surfaces”. The beads absorb dirt into their molecular structure.

plastic beads

The bead cleaning idea was conceived from studies on how water consumption in the dyeing industry could be reduced, says Xeros chief executive officer Bill Westwater. But the developers of the process started also to look at commercial and domestic laundry. “We thought we could create a business model that works,” Westwater says.

The beads spin in the washing machine along with the dirty garments, and dramatically reduce the water requirement – by up to 90%. The beads are reusable and recyclable, capable of “hundreds of washes before reaching life span,” the company says. They have also proven at least as effective as standard washing with water, especially for removing grease and oil. Laundry detergent is still needed, but at reduced quantities –Xeros’s process consumes only about half of the chemicals of standard washing processes. The company claims that bead cleaning is the “first real innovation” in laundry for 60 years.
However, Xeros beads cannot be used in machines that are designed for washing with water. For the future use of the technology, a switch to bead cleaning washing machines will be required, though Westwater says that these will not be more expensive than current washing machines.
Xeros is currently promoting bead washing to commercial laundries. Bead cleaning machines have been installed in pilot projects in commercial laundries in the United Kingdom. The company is also promoting the technology in the United States, and has installed bead washing facilities in two businesses: a commercial laundry in New Hampshire and a 518-room hotel in Virginia. These installations will enable the environmental and cost benefits of bead washing to be measured.
Westwater believes that use of the technology in commercial environments will mean Xeros will be “proven by professionals,” which eventually will be an advantage in promoting bead washing to consumers. Consumer take-up will take time, however, Westwater admits. However, feedback from consumer research has been positive, he says. “My fear was that our biggest difficulty with consumer adoption would be inertia, but actually that is not what [our research] found”. In particular, the Xeros technology means “no compromise on cleaning,” and bead washing machines will compete on price with standard washing machines – the main concerns for consumers, Westwater says.

More information

http://www.xeroscleaning.com

PEOPLE, PLANET, PROFIT


In un’ottica di marketing 3.0 in cui si passa dalla vendita del prodotto alla condivisione di valori autentici, la chiave principale è il cambiamento di prospettiva, dove l’imprenditore non è più parte del problema, bensì la soluzione.

Believe in the future: invest on happiness to support economic development”, rappresenta il grande dibattito generato dal Comitato Scientifico di Sep Pollution 2013. In attesa della prima Giornata Mondiale della Felicità proclamata dalle Nazioni Unite, ad aprire il dibattito, Antonio Scipioni, responsabile Centro Studi Qualità Ambiente Università di Padova, che ha posto l’accento sull’importanza dell’happiness aziendale come investimento per il futuro: “E’ importante capire che non sempre il concetto di felicità e di aumento del reddito sono paralleli e ci auguriamo che il futuro sia diverso dal passato.”

“L’obiettivo primario delle aziende non deve più essere la vendita, ma il miglioramento del mondo ed il cambiamento del paradigma”- ha affermato Reifer Gunther di Terra Institute, organizzazione premiata dall’ONU, come centro di competenza per la sostenibilità.




“Nella valutazione aziendale, la performance economica ha superato la prestazione sociale e questo genera preoccupazioni- ha sottolineato Lez-Rayman Bacchus, della London Metropolitan Business School- E’ la ricerca della bontà e del vivere bene, alla quale bisogna ambire. Ciò che propongo è di compiere uno studio sul livello individuale, d’impresa e dell’ambiente, coinvolgere i titolari delle piccole e medie imprese per applicare sistemi di lavoro sostenibile ed attuare innovazioni sul piano politico sia regionale che nazionale. Stimoli interessanti possono arrivare anche dai dipendenti: gli imprenditori, che ricevono un feedback  positivo dai dipendenti, sono più felici e migliorano il rapporto con la clientela.

mercoledì 6 marzo 2013

IL CONSORZIO DEI RICICLATORI DI PLASTICA PRESENTA IL LIBRO BIANCO SUL RICICLO DELLA PLASTICA


Venerdì 15 marzo alle ore 10.30 sarà presentato presso il Circolo della Stampa in Corso Venezia a Milano, il libro bianco "Il Riciclo della Plastica", interamente dedicato al riciclo indipendente dei rifiuti di plastica

Per la prima volta verranno messe a disposizione della stampa e al pubblico dominio dati autentici riguardanti la filiera del riciclo dei rifiuti speciali da superficie privata che rappresentano più del 50% del totale di rifiuti generati in Italia ogni anno
L'obiettivo dello studio è stato quello di riuscire a quantificare attraverso dati certi il reale impatto economico della filiera italiana del riciclo indipendente della plasticaUna filiera produttiva,questache consente al sistema nazionale il raggiungimento degli obiettivi comunitari di ricicloNonostante la cruciale importanza dell'intero settore esso non è molto conosciuto dall'opinione pubblica. I motivi che riportano questo gap informativo sono dovuti principalmente alla tipologia di rifiuti riciclati che nella maggior parte dei casi infatti si tratta di rifiuti di natura industrialeagricola o commerciale. La poca "vicinanzadi questi rifiuti al cittadino comune porta a pensare alla gestione dei rifiuti nella semplice raccolta differenziata chericordiamoè solo la prima fase del processo di riciclo
Ricordiamo che non tutto quello che viene raccolto e differenziato viene poi riciclato

Questi i temi che saranno trattati dagli autori del libro bianco "Il Riciclo della Plastica", il Prof. Mattia Caidell'università di Padova e Gian Domenico Savioresponsabile dell'ufficio studi del Consorzio CARPI.

giovedì 28 febbraio 2013

Believe in the future: invest in happiness to support economic development


Le attuali condizioni di crisi socio economica internazionale hanno dimostrato l’inadeguatezza degli attuali modelli di sviluppo incentrati sulla sola ricchezza economica. Risulta quindi necessario sviluppare un nuovo concetto di sviluppo che si ponga come obiettivo la felicità dell’essere umano.

In questo contesto si inserisce il convegno dal titolo “Believe in the future: invest on happiness to support economic development”. In tale occasione interverranno alcune tra le più importanti figure nazionali ed internazionali che saranno in grado di proporre un quadro propositivo per lo sviluppo dell’economia di un paese e della felicità dei suoi cittadini. Tra gli ospiti e relatori anche il Consorzio CARPI portatore di una nuova visione di business fondata sul gioco di squadra e lo sviluppo di nuove tecnologie produttive.

L'evento si terrà martedì 19 marzo 2013 - dalle ore 09.00 alle ore 13.00, sala 7b della Fiera di Padova.

lunedì 21 gennaio 2013

E' UFFICIALE: ADDIO LIBERALIZZAZIONI


lunedì 14 gennaio 2013

PLASTICA: SCARTO DEL 30-40% ANCHE IN TRENTINO



Sul territorio trentino, nel 2011, sono stati prodotti mediamente 433,27 chili di rifiuti pro-capite, di cui un quarto (circa 110 chili) conferiti in discarica. Il valore riguardante quest'ultima pratica si ferma quindi al 25%, ottimo risultato se confrontato con la media nazionale, e dato ancora più confortante se lo si accomuna alla tendenza da parte della pubblica amministrazione locale nel prediligere sistemi di recupero (riciclo, termovalorizzazione), all'apporto e allo smaltimento in discarica. Nonostante questi importanti risultati ufficiali in linea con le direttive europee in materia, in provincia di Trento, sia i singoli cittadini che i mezzi di informazione più tradizionali iniziano a chiedersi cosa si celi dietro a quelle cifre che vanno a descrivere la loro raccolta differenziata. Ossia, quanta percentuale di scarto di non riciclabile c'è all'interno del 75% di raccolta differenziata realizzata dal cittadino? A rispondere è l'ingegner Giampaolo Bonmassari direttore generale di Asia (l'azienda di igiene ambientale con sede a Lavis che provvede alla raccolta e smaltimento dei rifiuti): "Per l'umido, carta e vetro, la qualità è accettabile, poiché non riceviamo lamentele o contestazioni dalle piattaforme alle quali smistiamo questi rifiuti. Il problema, invece, c'è per la plastica e gli imballaggi leggeri, poiché la scarsa qualità è un fenomeno cronico che si protrae da anni. La percentuale di scarto varia fra il 30 e il 40%". Ma se il livello medio di scarto non riciclabile sui rifiuti trentini, territorio virtuoso nella gestione dei rifiuti solidi urbani e speciali, registra un così alto valore, che percentuali di scarto possono raggiungere Regioni meno virtuose come Calabria, Campania e Sicilia? (Per un confronto tra regioni si rimanda al seguente link: http://www.albanesi.it/Inchieste/raccolta_differenziata.htm). Come si evolverà la raccolta differenziata in Trentino non lo sa definire neppure lo stesso Bonmassari, che afferma "sarà interessante sapere come varierà la qualità nei prossimi mesi, poiché gli operatori ecologici e gli operai di alcuni Comuni affermano come per loro sia aumentato considerevolmente il lavoro di raccolta dei rifiuti abbandonati e che nei cassonetti della differenziata si notano parecchi rifiuti non riciclabili. Anche se va detto che la gente non ha forse ancora capito come differenziare i rifiuti domestici, se solo si pensa, sul fronte opposto, che anche il secco contiene una buona dose di riciclabile: addirittura il 40%, la stessa percentuale individuata nella differenziata". Dato sbalorditivo, quest'ultimo, se si pensa all'intera macchina burocratica e operativa messa in opera per la gestione dei rifiuti. Una gestione, quest'ultima, che non rispetta i fondamentali dell'economicità con una perdita media di risorse riciclabili del 40%. Risorse, queste, che oltre a non essere immesse nuovamente sul mercato creando ricchezza, diventano dei costi a carico degli organi di gestione, solitamente le pubbliche amministrazioni locali, che non possono fare altro che far ricadere questi oneri sul cittadino di riferimento attraverso tagli di servizi o innalzamento delle imposte.

Rifiuti lasciati ai margini dei cassonetti: inciviltà o risparmio di risorse?
E' forse arrivato il momento di ripensare all'approccio della raccolta differenziata attuale e trasformarlo in una pratica proattiva in cui il cittadino non  rimane un mero suddito pagatore di tasse, bensì un importante protagonista della selezione rifiuti attraverso un incentivo diretto e monetario? Sareste più orgogliosi di fare una raccolta differenziata perfetta in cambio di un incentivo economico oppure accontentarsi di continuare a far perdere risorse utili al nostro pianeta e...al vostro portafoglio? Ad ogni lettore la responsabilità di interpretare le proprie bollette.

Informazione tratta dall'articolo di giornale uscito su "L'Adige", di martedì 18 dicembre 2012 intitolato "Plastica: scarto del 30-40% e c'è chi abbandona rifiuti" (http://www.passo.tn.it/wp-content/uploads/2012/12/passo5.pdf).

martedì 8 gennaio 2013

BIOCLEAN: FUNGHI E BATTERI CONTRO LA PLASTICA NON PIU' RICICLABILE

Nel 2011 in Europa sono stati raccolti 25.1 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Di questi quantitativi, 14.9 milioni sono stati recuperati attraverso il riciclo meccanico o termovalorizzazione, mentre circa 10.3 milioni di tonnellate sono state destinate alla discarica. Questo dato, nonostante sia in costante declino rispetto all'anno precedente (10.4 milioni di t nel 2010 - 1%), non rappresenta una notizia positiva per i riciclatori di plastica che considerano la pratica della gestione dei rifiuti di plastica in discarica un reale spreco di materia prima per i rispettivi impianti.
Il progetto BioClean coordinato da Fabio Fava, professore di Biotecnologia Industriale ed ambientale presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell'Università di Bologna, riunisce 19 partners di 9 paesi europei e vede anche la partecipazione della cinese Nanjing University. Bioclean, finanziato dall'Unione Europea con 3 milioni di euro, coinvolge anche 7 piccole medie imprese, di cui una bolognese, e l'associazione europea delle industrie dei polimeri (PlasticsEurope).
Per selezionare i microrganismi mangia - plastica più efficienti si attingerà da plastiche provenienti da discariche e dal fondo del mare ma anche da raccolte dedicate.

I batteri e i funghi isolati saranno caratterizzati per le loro capacità di biodegradazione. Il progetto sarà inoltre l'occasione per studiare il tasso di biodegradazione ed il percorso attraverso il quale la maggior parte dei polimeri viene biodegradata. Sarà inoltre studiata la possibilità di valorizzare i prodotti ottenuti tramite il loro riutilizzo per la produzione di nuovi polimeri e/o di polimeri ibridi, e l'effetto in termini di tasso, resa e percorsi di biodegradazione di trattamenti dei polimeri.
Bioclean a prima vista potrebbe rappresentare uno dei numerosi progetti ambientali che, a differenza dell'entusiasmo iniziale, si sono poi rilevati dei progetti fine a se stessi e relegati al mero ambito accademico. La particolarità interessante di BioClean, però, risiede nel fatto di poter operare sul recupero e lo studio su rifiuti che hanno già perso completamente il proprio valore economico. BioClean rappresenterebbe quindi un progetto efficiente di recupero di materie prime altrimenti prive di valore e relegate in discarica. La scarsità di materie prima da riciclare è una problematica molto importante. La dispersione dei quantitativi da recuperare attraverso il riciclo meccanico sta diventando il principale problema delle aziende di riciclo della plastica, non solo a livello nazionale. Basti pensare che in America è nato un movimento di industriali di trasformatori chiamato "Save The Plastics", We Need More Plastics to Recycle! per promuovere il riciclo della plastica tradizionale rispetto all'introduzione di bioplastiche non più riciclabili.
L'efficienza e l'efficacia raggiunta dalle aziende che raccolgono e gestiscono i rifiuti speciali (rifiuti che provengono da superficie privata) ha raggiunto oramai livelli massimi, difficilmente incrementabili. Lo stesso non si può dire per il sistema nazionale che dirige i rifiuti urbani da raccolta differenziata.
Una volta selezionati a spese del cittadino, i rifiuti di plastica vengono ancora troppo spesso destinati in discarica. BioCLean è considerata una soluzione per salvare ciò che non è più risorsa limitando i danni ambientali della permanenza di rifiuti plastici in discarica. Un'attenta analisi del fenomeno fa invece propendere più per il fatto che BioClean corrisponda ad un mezzo, non ad una soluzione.