giovedì 22 marzo 2012

IL RICICLO DELLA PLASTICA RACCONTATO DAI RICICLATORI





PARTE UNO


Ne utilizziamo almeno un chilo al giorno, spesso non ci accorgiamo neppure della loro presenza, ancor più spesso non sappiamo nemmeno distinguerli dal prodotto che acquistiamo e soprattutto non sappiamo come e perché li paghiamo: stiamo parlando degli imballaggi in plastica.
La storia, e in particolar modo la gestione degli imballaggi in plastica che diventano rifiuti è complessa e intricata.

Innanzitutto i rifiuti da imballaggio si suddividono in due macro categorie: urbani e speciali. Fanno parte della prima classificazione i rifiuti domestici, i non pericolosi, quelli provenienti dallo spazzamento delle strade e da aree verdi quali giardini, parchi e cimiteri. Vengono intesi come speciali, invece, i rifiuti da imballaggio derivanti da attività agricola, o agro- industriale, di demolizione e costruzione, da lavorazione industriale, artigianale, commerciale, sanitaria e di servizio, oltre tutta una serie di altre classificazioni definite per legge. (art. 184, comma 1, del d.lgs. n. 152/2006)
Le due categorie di rifiuti si suddividono ulteriormente se si pensa al loro loro utilizzo. Questi, infatti, si suddividono in primari, secondari e terziari in base al loro campo di applicabilità. 



Sono primari tutti gli imballaggi che contengono direttamente la merce. Un tipico esempio è la bottiglia d’acqua.

Gli imballaggi secondari sono invece tutti quei manufatti che raggruppano un certo numero di singoli prodotti pronti al consumo. Per esempio il film che contiene le sei bottiglie d’acqua minerale che solitamente acquistiamo al supermercato.

Gli imballaggi terziari, invece, che sono quei manufatti destinati a proteggere e a facilitare la movimentazione delle merci durante il trasporto, per intenderci il film che contiene un bancale di merce, rientrano nel circuito della gestione privata dei rifiuti.

Il 60% circa dei rifiuti sono di derivazione urbana mentre per il restante 40% si tratta di rifiuti speciali, in quanto derivanti da superficie privata (agricola, industriale, commerciale).

CONTRIBUTO, GESTIONE, OBIETTIVI. E L'AMBIENTE?

PARTE DUE




Tutti i tipi di imballaggi sono accomunati da un Contributo Ambientale, un contributo oneroso che è dovuto dalle aziende produttrici o importatrici di imballaggi quando l’imballaggio finito passa al primo utilizzatore (che può essere anche un commerciante o distributore) e dalle aziende produttrici di materia prima quando questa viene ceduta a un “autoproduttore” ossia a chi produce l’imballaggio e lo riempie; sono inoltre tenuti al pagamento del contributo anche gli importatori di merci imballate. Attualmente l’importo di questo contributo è pari a 120 euro a tonnellata di imballaggio.
La quantità di imballaggi immessi al consumo è di 2.071.000 tonnellate nel 2010. Di questa quantità il 34,3% è stato riciclato, il 35,9% è destinato a recupero energetico mentre il restante circa 30% è materiale non recuperato. (Corepla, Relazione sulla gestione 2010)
E’ interessante sapere che esattamente la metà (355.000 tonnellate) degli imballaggi che vengono riciclati in Italia viene effettuato dal cosiddetto riciclo indipendente.
I soggetti riciclatori sono aziende private con decine di dipendenti. La maggior parte della forza lavoro è destinata al processo produttivo di selezione, estrusione e produzione di manufatti con plastica riciclata. Buona parte però è impiegata nella ricerca  e sviluppo di nuovi metodi di riciclo e produzione. L’intero settore richiede, infatti, notevoli investimenti per riuscire a riciclare imballaggi sempre più sofisticati.

COME AVVIENE IL RICICLO DELLA PLASTICA?

PARTE TRE

Il riciclo degli imballaggi di plastica in ldpe parte inizialmente dalla raccolta. In questa prima fase il raccoglitore si occupa della gestione della raccolta presso il detentore/produttore del rifiuto e della successiva selezione per partite omogenee, in base alle esigenze degli impianti di riciclo.
Il rifiuto dopo essere stato raccolto e selezionato viene PRESSATO in balle  per permettere il trasporto di carichi ottimizzati. Le rimanenti frazioni estranee vengono a loro volta selezionate, per essere avviate, per quanto possibile, a recupero.
I rifiuti così selezionati e pressati sono destinati agli impianti di riciclo.

Qui vengono scaricati e posizionati su appositi spazi,  STOCCAGGIO, in attesa di essere lavorati.

Dopo la fase di stoccaggio, balle di rifiuti vengono aperte per una ulteriore CERNITA, finalizzata ad individuare materiali estranei non idonei alla lavorazione. Di seguito il rifiuto detto “pronto macchina” viene caricato sui nastri trasportatori per essere avviato alla triturazione e lavaggio.
Dopo aver subito una prima TRITURAZIONE, i rifiuti vengono LAVATI e MACINATI tramite appositi mulini.
Il materiale ottenuto da questo processo, viene convogliato direttamente ai dosatori per immettersi nella fase di ESTRUSIONE (in foto), dalle quale si ottiene granulo di materiale plastico, che dopo essere stato raffreddato viene stoccato  nei silos.
Il granulo, ottenuto dal processo di rigenerazione, verrà venduto alle aziende di produzione per essere successivamente lavorato.

Nella fase finale di produzione il granulo è pronto per essere impiegato per diventare materia prima seconda.

A questo punto il granulo viene aspirato dai silos e immesso nell'impianto di alimentazione da una livrea di PRODUZIONE. Il granulo viene miscelato con altre materie prime per poi passare per il processo di ESTRUSIONE e di SOFFIAGGIO ottenendo di conseguenza il FILM.
Infine, e sulla base alle richieste del cliente, il film così prodotto seguirà un processo di piegatura o stampa ed avvolto in bobine.