martedì 28 agosto 2012

DOWNCYCLING E LA TEORIA DELL’ECODESIGN

Il processo di riciclo dei rifiuti genera dei prodotti inevitabilmente soggetti ad un certo grado di downcycling. Il downcycling lo si potrebbe tradurre in “de-ciclaggio” oppure “sotto-ciclaggio”. Prendiamo per esempio il caso dell'acciaio che è un materiale per il quale esiste un sistema di gestione che ricicla circa il 68% di tutto l'acciaio prodotto nel mondo. L'acciaio è una lega a base di ferro che, normalmente, contiene molti altri elementi diversi a seconda della qualità e dell'applicazione: cromo, molibdeno, vanadio, tungsteno e altri. Se si rifondono diversi tipi di acciaio insieme, il risultato è una lega con una composizione che è una media di quella degli acciai di partenza. Il risultato finale è quindi un acciaio di minor qualità rispetto all'acciaio “vergine”: in questo consiste l'inevitabile downcycling del riciclo.

Lo stesso procedimento si realizza per altri materiali come per la plastica, della quale ci sono tanti tipi diversi e che, mischiati insieme e rifusi, danno origine a un prodotto con caratteristiche meccaniche inferiori. Ci si possono fare prodotti che non richiedono sistemi di lavorazione molto complessi e destinati a campi di applicazione funzionali e poco estetici: cassette della frutta, sacchetti per la raccolta differenziata, film per imballaggi industriali.

Si può ottenere una buona plastica riciclata soltanto facendo molta attenzione all'omogeneità e la pulizia dei rifiuti che si vanno a riciclare. Nel caso del PET riciclato, il processo di selezione e riciclo dovrà rispettare standard molto elevati per poter riutilizzarlo nella produzione di altri imballaggi quali vaschette o altri manufatti rispettosi di elevati canoni di trasparenza, durata e conservazione. In assenza del rispetto di tali criteri, il PET che ne deriverà dal processo di riciclo avrà poche applicazioni per essere ritrasformato. 


Se ci riferiamo alla plastica, per raggiungere percentuali di riciclaggio sempre più alte, mantenendo un costo energetico ragionevole, si deve procedere a selezionare con estrema cura i rifiuti alla fonte. Se le istituzioni vogliono, come sembra, “pilotare” l'opinione pubblica verso il raggiungimento di percentuali di riciclo sempre più elevate, questa promessa deve essere poi supportata dalla realtà dei fatti. Se così stanno le cose e se quindi un prodotto riciclato è appetibile dal mercato dei prodotti finali solo se realizzato con rifiuti di ottima qualità dipendenti dalla selezione dei rifiuti alla fonte, non si spiega perché a livello normativo non siano ancora stati introdotti dei criteri ufficiali per la produzione di un manufatto o di un imballaggio. Sul mercato, infatti, la maggior parte degli imballaggi di vendita di plastica non sono riciclabili perché prodotti con più tipologie di plastiche assieme e spesso incompatibili tra loro all'interno dello stesso processo di riciclo. La maggioranza degli imballaggi di plastica dei nostri rifiuti urbani, in questo modo viene inviata a recupero energetico e non a riciclo meccanico. Questo ricorso all'incenerimento, crea un “vuoto” di materia. Ossia se i rifiuti plastici vengono bruciati per produrre energia, in quanto non riciclabili, i materiali che sono presenti all'interno di ogni chilogrammo di rifiuto si volatilizzano, ricorrendo quindi all'immissione di altri materiali “vergini” nella produzione di nuovi imballaggi o manufatti per riuscire a colmare quella mancanza di materiale plastico richiedente dal mercato.

Il downcycling, dunque, in presenza di imballaggi di plastica prodotti seguendo logiche esclusivamente di marketing e non ambientali, aumenta disincentivando gli operatori del settore a riciclare i nostri rifiuti. Per soccombere a questo grave problema tutta l'industria sta cercando di sviluppare processi “chiusi” che vedano il produttore non soltanto impegnato a fornire un certo prodotto, ma anche a recuperarlo e riutilizzarne i costituenti alla fine della sua vita operativa. E' un processo che delle volte viene chiamato “dalla culla alla culla”.

Il processo appena descritto, però, è applicabile solo per i rifiuti speciali, ossia quelli industriali, settore in cui i rifiuti di plastica sono facilmente individuabili dalle aziende che li producono. Un'azienda, infatti, produce rifiuti da imballaggio per le proprie merci e li seleziona per venderli ad un prezzo più elevato ad aziende specializzate che raccolgono questi rifiuti e, attraverso un procedimento di selezione e pressatura, conferiscono agli impianti di riciclo i rifiuti di plastica in partite omogenee e non contaminati da altre sostanze.

Questo procedimento non può essere invece replicato nel caso dei rifiuti di plastica urbani per una serie di fattori: primo, all'interno del bidone della raccolta differenziata troviamo un'infinità di altre plastiche che si contaminano tra loro; secondo, attualmente non sono consentiti altri sistemi di gestione alternativi e più efficienti.

Proviamo a proporre una soluzione a vantaggio sia dell'economia (senza tornaconto economico nessuno si appresterebbe a riciclare rifiuti) che dell'ambiente:
liberalizzare il settore della gestione di quei rifiuti urbani facilmente individuabili da tutti i cittadini. Creare una lista di rifiuti di plastica che il cittadino produce e seleziona autonomamente, come fanno le aziende private nel caso dei rifiuti speciali, e da cui trova un diretto ritorno economico attraverso il conferimento di quei rifiuti in piattaforme o isole ecologiche create ad hoc come nel caso delle bottiglie di plastica (vi invito a leggere il seguente post). Lo stesso procedimento potrebbe essere applicato per flaconi, sacchetti lacerati, film che racchiudono le bottiglie di acqua minerale e molto altro.

La più accurata raccolta effettuata dal cittadino per un suo tornaconto economico e ambientale consentirebbe la maggior disponibilità di rifiuti che altrimenti andrebbero destinati ad inceneritore in quanto contaminati. Questa maggiore disponibilità di rifiuti di alta qualità porterebbe a livelli inferiori di downcycling con la realizzazione di prodotti sempre più appetibili per il mercato e ad una maggiore convenienza nel riciclare i rifiuti di plastica da parte dei riciclatori. In questo modo aumenterebbero i quantitativi di riciclo, nella realtà, e non solo nelle parole. 

Fonti:
-La Terra svuotata, a cura di Ugo Bardi, pagg. 101 – 103;

lunedì 6 agosto 2012

RUOLO DEL PACKAGING: COMUNICARE

La scorsa settima è stato pubblicato il primo importante studio riguardante l'efficacia del packaging come mezzo di comunicazione per le qualità tecniche di un prodotto e come canale dei suoi valori etici e ambientali.
Stiamo parlando dello studio "Packaging: un mezzo di comunicazione molto potente" che ha paragonato l'efficacia e la capacità di raggiungere il proprio target di 23 canali di comunicazione. L'indagine è stata condotta da Pointlogic International Media Consultants.
Lo studio esamina il contributo del packaging da due punti di vista: in primo luogo, si sono quantificati per la prima volta attraverso il packaging i dati relativi ai mezzi di comunicazione dei singoli consumatori e li si è poi correlati ad altri portatori di messaggi promozionali; in seguito si sono calcolate su questa base le potenzialità del packaging nel realizzare obiettivi di marketing e pubblicitari per poi esaminarle più a fondo.
Sono state intervistate più di 2000 persone che costituivano un campione rappresentativo della popolazione tedesca maggiorenne.
Agli intervistati, che non erano stati informati del fatto che l'indagine riguardava nello specifico il packaging, è stato chiesto di collegare 23 mezzi di comunicazione diversi con i rispettivi obiettivi di comunicazione e stimare quanto ogni canale fosse adatto a comunicare quel messaggio.

Il packaging come mezzo di comunicazione: vale il doppio
Per la primissima volta uno studio completo ha esaminato la potenza del packaging sia nel punto vendita che in un ambiente domestico, mettendolo in rapporto diretto con altri mezzi e canali di comunicazione che vengono normalmente utilizzati nelle comunicazioni commerciali.
I risultati sono stati chiari: 
  • il packaging è uno dei mezzi di comunicazione più efficaci e contribuisce enormemente a comunicare i messaggi del marchio sia in negozio che nelle case dei consumatori; 
  • il packaging ha un potente effetto sui vari aspetti del processo di acquisto: aiuta a prendere le decisioni di acquisto, funge da guida per l'orientamento nel negozio, dà notizie sulla qualità e sugli aspetti ambientali del prodotto, promuove il consumo, il riacquisto ed elargisce consigli;
  •  il packaging si rivolge in modo simile a tutti i consumatori: 
In particolare i consumatori più giovani tendono ad osservare il packaging più dei consumatori di età più avanzate, segno del fatto che il packaging non perderà la sua importanza nel tempo. L'imballaggio è particolarmente importante nel mondo dei media digitali: se da un lato connette i consumatori ad Internet tramite dei codici, dall'altro lato i consumatori vogliono vedere e studiare il packaging durante i loro acquisti online.
Roland Rex riepiloga: "I numeri parlano chiaro: il packaging fa parte della pianificazione commerciale e della definizione del budget di marketing esattamente come tutti gli altri mezzi di comunicazione. Non è semplicemente un mezzo di comunicazione tra tanti, bensì uno dei più efficaci. La scatola di cartone non solo presenta qui uno dei suoi lati migliori, ma è anche la più sostenibile forma di confezionamento."



IL BLOG DEDICATO AL RICICLO DEGLI IMBALLAGGI DI PLASTICA FA STRADA SUL WEB

E' con sentito entusiasmo che leggiamo sul web di alcune notizie che riguardano il nostro blog interamente legato al recupero degli imballaggi di plastica. Un settore economico che va a comporre quel 2% del Pil italiano che è stato attribuito dal "Il Riciclo Ecoefficiente" di Duccio Bianchi, e promosso dai principali interpreti del settore, al riciclo dei rifiuti e dei materiali.

Hanno parlato di noi numerose riviste e siti web del settore ma non solo come ad esempio, citandone solo alcuni, il blog Ecologiae, Polimerica, Alternativa Sostenibile e Impresa Mia.

Fonte: Carpiblog

giovedì 2 agosto 2012

IN FILA PER CONSEGNARE LE BOTTIGLIE DI PLASTICA, ANCHE UN CENTESIMO FA LA DIFFERENZ(IATA)

Lo predichiamo da alcuni anni e l'inizio della liberalizzazione, almeno dei rifiuti di plastica più facili da identificare, si sta avverando. E allora, forse un giorno, si passerà al passaggio successivo: ossia stop alla nostro lavoro per effettuare una corretta raccolta differenziata senza nulla in cambio. Anche il cittadino, oltre ad essere suddito, deve essere protagonista dei propri rifiuti. Peccato solo che per progetti di così ampio sviluppo si abbia sempre bisogno del patrocinio del Sistema Nazionale piuttosto che lasciare i nostri rifiuti in gestione diretta alla libera concorrenza.

Ci permettiamo, qui sotto, di pubblicare un articolo uscito pochi giorni fa sul sito del Corriere della Sera, nella sezione ambiente.

1 agosto 2012 (modifica il 2 agosto 2012)

Tutti in fila per consegnare
la plastica con MrPET

Una bottiglia vale 1 centesimo in punti per fare la spesa nel supermercato che ospita la macchina

La macchina di MrPetLa macchina di MrPet
 
MILANO - Scrivono: «Porto le bottiglie alle 5 del mattino, prima del turno in fabbrica, per evitare la coda, ma MrPET è inattivo. Potete rimediare?». I più solerti raccoglitori hanno totalizzato fino a 7 mila bottiglie in un mese. E non si creda che a consegnare bottiglie di plastica, solo in Pet, siano esclusivamente pensionati in cerca di punti-spesa, cioè quello che si ottiene in cambio del servizio di reso dei contenitori di liquidi. Macché. «Ho visto con i miei occhi un uomo con una Bmw da 70 mila euro, che ogni settimana porta sempre un sacco nero sul sedile del passeggero, pieno di bottiglie di acqua minerale vuote, tutte della stessa marca. Ho visto signore con il filo di perle, clochard, donne con tacco 12, pensionati e casalinghe. Questo significa che il senso civico, la voglia di vivere in un ambiente più pulito, il concetto che riciclare è cosa buona e giusta, è davvero trasversale. Non ha target, come l’intelligenza». 
SUCCESSO - Marco Torchio, architetto e responsabile di MrPET 2.0, sistema di raccolta differenziata, è entusiasta dei risultati ottenuti per ora dai due impianti collocati negli ipermercati Carrefour di Nichelino e di Collegno (in provincia di Torino) e attivi, dopo le richieste degli utenti, 24 ore su 24. L’obiettivo è arrivare a diffondere su territorio nazionale almeno 3 mila MrPET: il sistema è pronto per essere applicato ad altre tipologie di imballo.

COME FUNZIONA - Concepito per riconoscere gli imballaggi attraverso un codice a barre, questo macchinario (un grosso cubo che ha l’ingombro di un posto auto) fornisce una card di riconoscimento tipo bancomat che consente di depositare bottiglie in Pet (polietilene tereftalato). Quando l’utente viene riconosciuto la macchina apre la bocca, ingurgita le bottiglie, le pressa in ballette da venti che deposita dal retro. 

MANGIABOTTIGLIE - Già qualche anno fa MrPET aveva fatto la sua comparsa sul territorio nazionale (in Svizzera e Germania macchine analoghe sono presenti anche per la raccolta di alluminio e vetro, da almeno vent'anni), ma il modello di macchina mangiabottiglie più sofisticato installato ora è patrocinato da CoRePla, il consorzio nazionale per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica. «MrPET fa a monte una selezione della plastica più pregiata, il Pet, e intercetta una frazione di rifiuti che di solito non viene considerata», spiegano da CoRePla. «In pratica la macchina ha sviluppato una nuova attività: ci sono persone che prendono accordi con le mense, con i ristoranti, con le pizzerie e consegnano bottiglie in cambio dei punti». 

IN TEMPI DI CRISI... - Una bottiglia vale 1 centesimo in punti per fare la spesa nel supermercato che ospita MrPET. E, considerato che alcuni utenti consegnano fino a 7-8 mila bottiglie in un mese, una spesa da 70-80 euro non è poco in tempi di crisi (e nemmeno in tempi di vacche grasse). Ma non è tutto qui. «Si tratta di un sistema che coinvolge più attori: il supermercato fidelizza i clienti attraverso i punti, le famiglie hanno un risparmio mentre fanno qualcosa di buono per l’ambiente, i Comuni raccolgono un materiale di qualità pronto per il riciclo, in accordo con il programma di recupero rifiuti», conclude Torchio. «In pratica questa macchina, nella sua semplicità, fa capire un principio molto importante: più il cittadino ricicla, più guadagna, e con lui i commercianti, le amministrazioni pubbliche e il territorio di riferimento. La convenienza economica ed ambientale marciano insieme quando si parla di riciclo».