martedì 24 settembre 2013

INNOVATIVO MATERIALE PLASTICO

Alcuni ricercatori spagnoli hanno sintetizzato un polimero che permetterebbe la produzione di una plastica in grado di “guarire”, ossia di riparare da sola le sue parti danneggiate. Proprio come accade negli organismi viventi. La scoperta è stata annunciata dalla rivista Material Horizons, edita dalla Britain’s Royal Society of Chemistry.
L’invenzione prende il nome di Terminator, dal celebre robottone del cinema, sebbene non siano proprio chiari i legami al livello semantico con il tipo di plastica inventata dagli spagnoli. Ad ogni modo, la “plastica che si ripara da sola” ha almeno due utilità.
Innanzitutto, permette il risparmio ai possessori di oggetti costruiti con questo materiale. Un danno, se riparabile in automatico, ovviamente non costringe alle spese necessarie, di contro, a una riparazione e all’acquisto di un oggetto in sostituzione. Pensiamo, ad esempio, a dei paraurti in “plastica che si ripara”: un tamponamento non necessiterebbe l’intervento di un carrozziere.
In secondo luogo, l’ambiente ne gioverebbe. Quante discariche sono piene di plastica? Troppe. Ma con una plastica che si ripara da sola, non sarà necessario gettare alcunché nella spazzatura.
Il polimero Terminator funziona come un corpo umano, i “tessuti” si rigenerano. E’ stato realizzato un esperimento, ripreso da una telecamera e pubblicato su internet, che certifica l'efficacia dell’invenzione. Un oggetto è stato suddiviso in due parti e poi queste sono state accostate una all’altra. Ebbene, dopo due ore le parti si erano saldate. La capacità di riparazione è stata stimata nell’ordine del 97%.

Fonte:

lunedì 23 settembre 2013

PACKAGING 100% IN PLASTICA RICICLATA

E' stato realizzato dagli oleifici Mataluni il primo packaging eco-sostenibile in plastica 100% riciclata. L'azienda con l'innovativo progetto parteciperà alla settima edizione del “Sicura – QsA 2013”, la convention nazionale che si occupa di sicurezza alimentare, in programma a Modena il 24 e 25 settembre.


L’azienda sannita prenderà parte all’evento presentando il progetto “Re-Pack Edoils” (Use of 100% Post-Consumer Recycled Polyethylene Terephthalate to produce packaging for edible oils), con il quale si propone di produrre e immettere, per la prima volta sul mercato europeo, imballaggi per oli alimentari realizzati al 100% in plastica riciclata. L’intervento si inserisce nell’ambito del convegno “Come attuare e comunicare la sostenibilità nel settore dei materiali a contatto con gli alimenti”, a cura dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari dell’Emilia Romagna, Toscana, Marche ed Umbria.

Novità per La nuova sfida lanciata dal complesso oleario di Montesarchio (BN) è quello di estendere il campo di applicazione dei materiali plastici riciclati, al momento limitata solo ad alcuni settori (acqua minerale e non-food), acquisendo così importanti elementi di competitività ed aprendo interessanti opportunità di sviluppo e innovazione.


L’utilizzo della plastica riciclata nell’imballaggio degli oli alimentari, infatti, rappresenta una novità assoluta in Europa. Per questo motivo, gli Oleifici Mataluni hanno deciso di avviare una linea pilota per la produzione di preforme, dalle quali saranno realizzate bottiglie in plastica riciclata. “L’utilizzo di materiali riciclati per la produzione di imballaggi per olio alimentare – spiega Maria Rosaria Galdi, consulente degli Oleifici Mataluni che collabora alle ricerche di soluzioni innovative per il packaging con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno – è finalizzato alla riduzione dell’impatto ambientale, causato dalla scarsa valorizzazione e dall’accumulo di materiali polimerici in discarica e nell’ambiente. La diffusione di packaging realizzati con materiali riciclati e riciclabili favorirà l’innescarsi di un ciclo virtuoso che parte da una corretta progettazione, dall’utilizzo di manufatti che garantiscano al consumatore la sicurezza e la qualità dell’alimento e che si completa con la valorizzazione del fine vita dell’imballaggio stesso. Inoltre, l’uso di PET riciclato piuttosto che di PET vergine per la realizzazione di packaging per beni di consumo di massa, comporta una riduzione di emissioni di CO2 data dal minore impiego di risorse petrolifere non rinnovabili, che sono attualmente le principali fonti per la sintesi di tale plastica”.



Il progetto è di durata triennale finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma CIP Eco-Innovation – nel giugno scorso è entrato a far parte del Libro d’Oro della Responsabilità Sociale d’Impresa e del Sodalitas Social Solution, il database online sulla Sostenibilità d’Impresa più completo a livello europeo. L’obiettivo, dunque, è quello di incoraggiare il riciclo delle bottiglie in PET per alimenti, rendendo i rifiuti una risorsa da valorizzare.

Fonte: 

DIFENDERE I SACCHETTI DI PLASTICA E' POSSIBILE?

Stephen Joseph combatte la più persa delle battaglie perse, ma ha degli argomenti

In Italia è entrato in vigore il divieto di commercializzare sacchetti di plastica, da anni indicati come uno dei rifiuti più diffusi e dannosi tra quelli in circolazione. Negli Stati Uniti diverse città li hanno messi al bando negli ultimi mesi. La Blue Ocean Society for Marine Conservation ha stimato che circa il 50 percento dell’immondizia presente nelle acque degli oceani sia costituita da plastica. Più di un milione di uccelli e di centomila mammiferi marini morirebbero ogni anno per avere ingerito plastica trovata in acqua. Qualche anno fa, a largo della costa della California è stata individuata una enorme massa fluttuante composta da rifiuti prevalentemente di plastica, che occupa un’area di estensione pari al territorio del Texas.


In California i sacchetti di plastica hanno trovato un difensore, racconta il Wall Street Journal, ed è un difensore atipico. Si chiamata Stephen Joseph e non è affatto una persona disinteressata all’inquinamento e alle sorti del pianeta: è un attivista, è democratico, fa lobbying in favore delle energie rinnovabili, è noto per aver costretto nel 2003 la Kraft a eliminare gli acidi grassi insaturi dai biscotti Oreo e per aver fatto causa a McDonald’s nel 2005 accusandola di scarsa trasparenza. Da qualche tempo dirige un sito che si chiama SaveThePlasticBag.com, salvate i sacchetti di plastica. I suoi amici e colleghi dicono che non lo riconoscono più.
Joseph fa propaganda a favore dei sacchetti di plastica e sostiene che abolirli fa aumentare la diffusione dei sacchetti di carta, che a suo dire sono molto dannosi per l’ambiente. Il punto di Joseph è questo: sì, i sacchetti di plastica fanno male all’ambiente. Così come un sacco di altri prodotti, tra cui i sacchetti di carta, che non ci sogniamo di abolire. Gli studi finanziati dall’industria della carta accusano i sacchetti di plastica; gli studi finanziati dall’industria della plastica accusano i sacchetti di carta. Bisogna scegliere il male minore.
Produrre sacchetti di carta, infatti, richiede più risorse e genera più emissioni di gas serra rispetto a produrre sacchetti di plastica. Joseph, inoltre, contesta l’esistenza dei famigerati agglomerati di sacchetti di plastica nell’oceano, accusa i gruppi anti-plastica di diffondere informazioni false o inaccurate e di ignorare i problemi collegati ai sacchetti di carta. Ha fatto causa a diverse città californiane che hanno emesso divieti sui sacchetti di plastica e ha minacciato di fare altrettanto con Santa Clara County, San Diego, Santa Monica, Mountain View, Morgan Hill, Palo Alto e San José, che si stanno muovendo nella stessa direzione. L’esito delle cause non è del tutto scontato: nel febbraio del 2009 Joseph ha vinto una causa contro Manhattan Beach. Altre città hanno commissionato degli studi i cui risultati invitano alla prudenza: ridurre i sacchetti di plastica può far aumentare le emissioni di gas serra. Alla fine della fiera, non è chiaro cosa faccia peggio all’ambiente.
Joseph sostiene che i sacchetti di plastica facciano meno male di quelli di carta ma sa che la sua è una battaglia persa. I sacchetti di plastica sono uno dei massimi simboli dell’inquinamento e lui si limita a dire che quelli di carta inquinano ancora di più: ma anche se produrre i sacchetti di carta dovesse comportare maggiori emissioni di gas serra, il problema della biodegradabilità non è aggirabile. Lui però tira dritto, le prova tutte, ogni tanto qualcuna gli riesce: e pazienza se i suoi amici ed ex colleghi non lo riconoscono più.

Fonti:

UNA BOTTIGLIA DI PLASTICA VALE FINO A 15 CENTESIMI!

E' già realtà da alcuni anni in molti paesi europei e ora è arrivato anche in alcuni Comuni della nostra penisola.
In varie località del Veneto, a Misano Adriatico e a Ferrara è stato introdotto il sistema di restituzione a coupon che segue un facile procedimento: si getta una bottiglia di plastica vuota in una macchina - una sorta di compattatore - e in cambio si ottiene un coupon da utilizzare come buono sconto quando si fa la spesa.
Il guadagno per ogni bottiglia riciclata è 15 centesimi. Complessivamente i cassonetti speciali hanno raccolto nove tonnellate di plastica per un valore pari a 60 mila euro di coupon.
Nella provincia di Varese lo stesso sistema è stato adottato con alcune modifiche. Al posto del coupon si ottengono sconti direttamente sulle tasse sui rifiuti.


Fonte:


STARTING A PLASTIC RECYCLING BUSINESS

Starting a plastic recycling business is not at all a child’s play. You need to think of starting this business only if you have the required experience in the same.
What you need to know about plastic recycling business is that this business involves the collection, sorting and recycling of plastic waste material.
Opening a plastic recycling business means you need to be engaged in the work from collecting scraps, selling it to the consolidator for processing and much more. It is one of the most serious businesses and thereby demands a lot of investment.
The best aspect is that it is considered to be a very lucrative business keeping in view the demand for ‘green businesses’. It is important that you begin the work after getting the required machines for plastic recycling. Plastics that can be easily recycled are the thermo plastics which easily get softened on heating. On the other hand thermosetting plastics are not fit for getting heated since they get hardened upon heating. So when you begin the business you are going to be mainly concerned with the thermoplastics.
It will help in reducing the green house gas emissions and thereby help in saving energy. It helps to save oil and gas. It will also provide livelihood to a large number of people.
For starting the business you need to know who is going to supply you the scrap plastic which you will be recycling. You should also know about the thickness of the plastic, whether it will be wet or dry, which type of thermoplastic they will be providing you. Also, discuss beforehand about the prices which they will charge for the same.
It is important that the area for setting up the business is in the remote parts and not one where there is large population settled. It should have access to water treatment system. You will be dealing with a lot of dirt so you should protect yourself and your workers from running the risk of getting any major disease.
The average cost per tonne may range from $40-$60. But it requires a very heavyinvestment of around $1.5Million to set up the factory and get the required machinery. But you can expect a net profit of around $2 million in just the very first year.
Since it is a large business so you need to have a lot of machinery to make the business run smoothly. Also for every step of recycling various types of machineries will be required. These may include- Bales Breaker, Metal Detectors and Separator, Shredders and Granulators, Pre washing systems, rinse dryers and a lot many other types of machinery. So you can now know it is not going to be easy for you and you should have a large capital before stepping in this business.

NORTH AMERICAN THIN WALL PACKAGING INDUSTRY

Thin Wall Packaging (TWP) is a market with a still unclear definition in North America. AMI Consulting perceives Thin Wall Packaging from the perspective of the end-use market and packaging formats. The Thin Wall Packaging industry encompasses thermoformed and injection molded plastic tubs, pots, trays and cups.

The 3.5 million  tonnes industry can be split into foodservice and retail packaging. The proportion of foodservice and retail TWP in North America is skewed towards foodservice, which accounts for 56% of the market by volume. This translates to the demand of nearly 4.3 billion pounds in 2012.  The remaining 44% of TWP volume was used in retail packaging applications, with volume demand equivalent to 3.4 billion pounds in 2012.

Retail TWP applications include for example chilled dairy cups, meat/fish/poultry tray, fruit punnets, margarine tubs and long-life food containers. The intense retail environment is increasing retailer focus on ways to differentiate from the competition, efficiency gains to lower margin pressure, rationalisation of SKUs, and inventory reduction. Price competition drives efforts to streamline supply chain and improve vertical coordination. 


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venerdì 20 settembre 2013

IL PET E' IL MATERIALE PIU' RICICLATO IN EUROPA

Secondo un recente studio condotto da Petcore Europe, nel 2012 il PET è risultato il materiale plastico più riciclato in Europa, con l'equivalente di oltre 60 miliardi di bottiglie. Lo studio riporta che più del 52% dell'immesso al consumo nel Vecchio Continente è stato avviato al riciclo, pari a un quantitativo di quasi un milione e settecentomila tonnellate e corrispondente a un incremento del 5,6% rispetto al 2011.

Bottiglie in PET macinato e riciclato

L'impiego del materiale riciclato vede al primo posto la produzione di fibre, seguita da quella di bottiglie e di lastre. La crescita della quota di PET avviato a riciclo nel 2012, inoltre, ha contribuito a innalzare il tasso di impiego degli impianti dedicati, che ormai da lungo tempo operavano ben al di sotto del pieno regime, con utilizzo mediamente dell'80%.


Fonte:

- Macplas online, 19 settembre 2013