lunedì 25 giugno 2012

SAI CHE FINE FA LA TUA RACCOLTA DIFFERENZIATA?


L’industria del riciclo italiano è all’avanguardia a livello europeo, almeno nel settore degli imballaggi, e negli ultimi undici anni ha portato al Paese un risparmio pari a 9,3 miliardi di euro, l’importo di una piccola manovra Finanziaria. Lo rivela il rapporto “L’industria italianadel riciclo tra competizione internazionale e politiche nazionali realizzato da Althesys, in collaborazione con CONAI, il Consorzio costituito dai produttori e utilizzatori di imballaggi allo scopo di recuperarne e riciclarne i materiali.

Ricordiamo che CONAI non è un consorzio che ricicla rifiuti ma un consorzio privato istituito per legge (Decreto lgs. 22/1997), che racchiude dentro di sé le sei diverse filiere del riciclo (acciaio, vetro, legno, plastica, carta, alluminio), mentre chi realmente ricicla i rifiuti sono le aziende di riciclo (società nella maggior parte dei casi di diritto privato) che annualmente inviano a CONAI una dichiarazione sul loro operato attraverso il Modello Unico Dichiarazione Ambientale (MUD).

L'operato di CONAI si concentra invece sulla riscossione di un contributo (Contributo Ambientale CONAI) nei confronti degli utilizzatori di tutti gli imballaggi, sia quelli primari e secondari (urbani, cioè quelli che arrivano nelle nostre case quando acquistiamo della merce) sia terziari (speciali, imballaggi che non arrivano nelle nostre case ma servono al trasporto delle merci).

imballaggio primario
Per spiegare meglio, l’azienda X, che riempie le bottiglie di acqua per venderla, paga un contributo per ogni tonnellata di imballaggi (bottiglie di plastica) che utilizza. Attualmente il contributo sulla plastica è di 120,00 € a tonnellata. Quindi, a ogni tonnellata di bottiglie di plastica, l’azienda X pagherà 120,00€ al CONAI per la gestione di quella bottiglia una volta che diventerà rifiuto. CONAI verserà poi una parte di questo contributo alla municipalizzata locale, che si preoccuperà di selezionare i rifiuti urbani, tra cui quella bottiglia vuota.

Ma che fine fanno i rifiuti della nostra differenziata? Dopo la raccolta da parte della municipalizzata locale, i rifiuti vengono stoccati in aree dove vengono selezionati per tipologia di materiale. La carta con la carta, la plastica con la plastica e così via.

E il cittadino che ruolo ha in tutto questo? Quello di pagare una tassa sulla bolletta per il trasporto della raccolta differenziata chiamata TARSU, in quanto CONAI “dona” una parte del suo contributo alla municipalizzata locale solo per la selezione ma non per il trasporto dei rifiuti dalle nostre case alle aree di stoccaggio.

Manca però ancora un tassello, e cioè l’Azienda X: l’azienda che produce le acque minerali che, per ogni singola bottiglia utilizzata, versa al CONAI un contributo, che va a ricadere sui costi di produzione che andrà poi ad incidere sul prezzo finale pagato da ogni cittadino che andrà ad acquistare un litro d’acqua. Quella bottiglia, nonostante ce ne disfiamo senza tanto darci importanza, ha un valore monetario ed è già stata pagata dal cittadino.

imballaggio secondario
Torniamo alla gestione dei nostri rifiuti: una volta selezionati nelle aree di stoccaggio, ciò che un tempo erano i nostri rifiuti, e che indirettamente abbiamo contribuito a pagare, vengono destinati nelle varie aziende private di riciclo che, attraverso un’asta indetta dai consorzi di CONAI, si approvvigionano di materiale da riciclare. Questi rifiuti seguono poi il percorso del riciclo meccanico (nel caso della plastica abbiamo già scritto in merito).

I rifiuti si differenziano però in base a due tipologie. Ci sono gli urbani, che vengono gestiti attraverso il sistema appena descritto, e gli speciali, ossia derivanti da superfici private come industrie, aziende agricole o centri commerciali. Questi rifiuti seguono una filiera del riciclo molto più semplice e breve. Le aziende private di raccolta rifiuti (non municipalizzate e che quindi non ricevono ne la TARSU ne il contributo CONAI) raccolgono il materiale presso le superfici private a titolo oneroso o gratuito. A loro volta, queste aziende di raccolta, vendono i rifiuti raccolti alle aziende di riciclo, che andranno a produrre la cosiddetta materia prima seconda per una gamma molto ampia di applicazioni.

Nel caso della plastica, il Sistema degli imballaggi in Italia si trova a soffrire di un grande squilibrio di visibilità in termini mediatici e legislativi, con forti ricadute anche in termini economici. Con CONAI, unico gestore ufficiale degli imballaggi in plastica, che applica un contributo su tutti gli imballaggi, distribuendo in cambio servizi solo per gli attori che si occupano dei rifiuti urbani, ed esentando dalle sue mansioni la maggioranza dei rifiuti speciali da cui però riceve un contributo. Se poi aggiungiamo che, in termini di riciclo, del 33% dichiarato da CONAI per il 2010, la metà è realizzato dai riciclatori dei rifiuti speciali, questo squilibrio si accentua ulteriormente.
A CONAI, infatti, spetta responsabilizzare il cittadino e trasmettere all'Europa i nostri dati di riciclo, informazioni che giungono però dalle aziende di riciclo e solo indirettamente a CONAI, in quanto organo ufficiale di gestione del sistema imballaggi in Italia.
imballaggio terziario
Nell’ultimo anno è stato riciclato il 64,6% degli imballaggi immessi al consumo, con un aumento del 4,6 per cento. Questi dati, confrontati con il resto d’Europa, evidenziano come le nostre performance siano in linea con quelle degli altri grandi Paesi dell’UE.
Da sottolineare tuttavia come, tra gli imballaggi riciclati, la plastica sia stata quella che ha registrato i numeri peggiori. Infatti, l’Italia ricicla il 33,1% degli imballaggi in plastica, contro l’83,8% della Germania, dove il sistema nazionale gestisce e riscuote contributi solo sugli imballaggi primari, ossia quelli delle nostre case, mentre lascia il resto dei rifiuti al libero mercato creando quindi degli effetti sull’economia di gran lunga superiori ai nostri.

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