lunedì 3 dicembre 2012

LADRI DI PLASTICA!

 Leggiamo con curiosità e postiamo tale e quale alla notizia uscita sul sito web di Macplas:

Ladri di cassette e pallet in azione nello stato della California: rubavano gli imballaggi plastici nei piazzali dei supermercati per poi rivenderli ai riciclatori. Questi ultimi fornivano la materia prima-seconda alle aziende trasformatrici che, a loro volta, in alcuni casi rivendevano i manufatti agli stessi centri commerciali e negozi in cui erano stati sottratti indebitamente gli imballaggi.
Come riportato dal Los Angeles Times, nell'ultimo anno il dipartimento di polizia specializzata in tale tipo di reati ha intercettato 47 casi di furto di materiale plastico; pratica particolarmente diffusa nel sud della California, dove gli agenti hanno recuperato materiale rubato per un valore superiore ai 6 milioni di dollari. Attualmente l'industria del riciclo statunitense paga un prezzo per il rifiuto plastico non lavorato derivante dalla dismissione di bancali e cassette (specialmente in PP, HDPE) di circa 15 centesimi a libbra (circa 0,45 Kg).

giovedì 29 novembre 2012

UNITI IN DIFESA DEI SACCHETTI

Una coalizione di settore è nata per sostenere la causa dei sacchetti in plastica tradizionale presso i Parlamenti di Scozia e Regno Unito.
L'alleanza, che riunisce le associazioni FPA (Foodservice Packaging Association), PAFA (Packaging and Films Association), CPI (Confederation of Paper Industries) e BPF (British Plastics Federation, si è rivolta a Richard Lochhead (Scozia) e a Lord De Mauley (in Inghilterra) per allontanare ogni ipotesi di una tassazione obbligatoria sui cosiddetti shopper.
Barry Turner, direttore di PAFA, ha ribadito che non ci sarebbero prove a sostegno della teoria secondo cui una tassa sui sacchetti gioverebbe all'ambiente, rendendo i consumatori più responsabili nei confronti del territorio in cui abitano.
L'unione, che intende portare avanti il lavoro svolto dal Carrier Bag Consortium (CBC) di PAFA, ritiene che il governo e gli organi di stampa farebbero meglio a sottolineare l'impegno volontario dell'industria nel ridurre l'impiego di tali sacchetti piuttosto che aggiungere una tassa alla spesa dei consumatori.
"Intendiamo mostrare fattivamente all'opinione pubblica la convenienza e i vantaggi ambientali dei sacchetti e al contempo ricordare che ci sono obiettivi più pressanti da perseguire dal punto di vista della sostenibilità ambientale", ha affermato Peter Davis (direttore generale di BPF).
Secondo le organizzazioni aderenti all'alleanza, i principali marchi delle grandi catene di distribuzione non ritengono che i sacchetti abbiano chissà quale impatto sull'ambiente; sarebbe pertanto auspicabile l'estensione della riduzione volontaria di cui sopra.
La neo costituita unione si impegna a fornire a consumatori, industria e governo informazioni dettagliate sui sacchetti e sui loro effetti, nella speranza che si possa evitare una tassa obbligatoria.

lunedì 19 novembre 2012

IL 50% DEI RIFIUTI FINISCE IN DISCARICA

Si potrebbero creare migliaia di nuovi posti di lavoro, in Italia, se invece di buttare i nostri rifiuti in discarica attivassimo le pratiche di selezione e riciclo previste dalla normativa europea sulla raccolta differenziata.
Entro quest’anno dovremmo riciclare il 65% dei rifiuti, ma in Italia mediamente il 50% dei rifiuti finisce ancora in discarica. La notizia giunge dall'ISWA, International Solid Waste Association, evento tenutosi a Firenze dal 17 al 19 settembre 2012 e a cui hanno partecipato i principali esperti del settore della gestione dei rifiuti a livello mondiale.
La Commissione Europea avvisa che per smaltire 10.000 tonnellate di rifiuti in discarica sia sufficiente una persona, mentre se ne potrebbero far lavorare 10 se quegli stessi rifiuti prendessero la strada del riciclaggio.
Con una buona politica del trattamento dei rifiuti si potrebbe creare occupazione nel Sud Italia, area fortemente colpita dalla crisi finanziaria del mondo occidentale. In Sicilia, Molise e Basilicata la percentuale di rifiuti smaltiti in discarica arriva all’80% di cui la quasi totalità pre-trattati in Molise mentre il contrario avviene in Sicilia.
Tra le regioni che stanno procedendo più velocemente nella riduzione del conferimento in discarica ci sono l’Emilia Romagna con un ottimo -15% ottenuto con un mix di raccolta differenziata, trattamento meccanico biologico e incenerimento e la Puglia con un bel -9% merito del trattamento meccanico biologico.

Fonte:

ISWA

martedì 13 novembre 2012

BOTTIGLIE DI PLASTICA: UNA CAUZIONE DA 0.25 EURO PER RESTITUIRLE

Incentivare per ottenere una migliore e maggiore raccolta urbana dei rifiuti. Questa modalità di gestione dei rifiuti domestici potrebbe essere l'unica via d'uscita per quei comuni che a fatica riescono a sopportare gli alti costi della raccolta differenziata e il punto di partenza per molte di quelle amministrazioni locali che non hanno ancora attivato la raccolta differenziata. Nonostante i vantaggi che questa scelta comporta sia in termini economici, redistribuzione di reddito direttamente ai cittadini che gestiscono in maniera ottimale i rifiuti, e ambientale grazie alla sempre più affinata selezione di rifiuti alla fonte da destinare agli impianti di riciclo, nessuna amministrazione pubblica, per ora, sembra voler percorrere questa scelta. Possibile sia così difficile attivare un sistema libero di raccolta dei rifiuti di plastica facilmente individuabili? Se lo chiede anche il sottosegretario all'Ambiente Tullio Fanelli il quale pochi giorni fa ha avanzato la proposta di corrispondere un incentivo alla raccolta differenziata delle bottiglie di plastica durante il convegno “Non sprecare” al Festival della Scienza di Genova. L’importo da versare è stato individuato in 25 centesimi, che verranno restituiti al momento della restituzione della bottiglia.
Un incentivo alla raccolta differenziata della plastica che ricorda l’analogo provvedimento al vaglio del governo di Berlino, con un occhio in particolare rivolto verso l’obiettivo percentuale di riciclo a cui l’Italia ha stabilito di arrivare. Come ha riferito lo stesso Fanelli:"Il governo vuole fare come in Germania: quando le bottiglie verranno restituite, i 25 centesimi verranno ridati. Così si incentivano i cittadini a riciclare e si potrà raggiungere l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata sul territorio nazionale".

Sistema cauzionale? Si, almeno per i rifiuti facilmente individuabili

Incentivare la raccolta differenziata nel caso delle bottiglie di plastica potrebbe però fare la differenza in Italia più che in altri Paesi dell’Unione Europea. A dimostrarlo i dati 2011 sul consumo di acqua in bottiglia, per il quale gli italiani si confermano al vertice della classifica con 196 litri per abitante (primo posto in Europa e terzo nel mondo) a fronte di circa 6 miliardi di contenitori utilizzati.

Leggi tutto:

INTERVIEW: German plastics packaging


Ulf Kelterborn, head of IK business association, talks about plastic bag bans.

Against the background of the European Commission's consideration to ban plastic bags, Plasteurope.com spoke to Ulf Kelterborn to get his take on ongoing events.

Plasteurope.com: Are there any new insights in the European discussion on a possible plastic bag ban?

Ulf Kelterborn, IK a german business association
Kelterborn: IK defined its position on this matter a year ago. We believe that a ban on plastic bags constitutes a clear violation of both EU and international trade laws. This stance was recently confirmed by a European Commission study, according to which it would be judicially impossible to enforce such a ban. Interestingly, the study also found that national plastic bag bans implemented by EU member states like Italy for example are not compatible with EU jurisprudence.

Plasteurope.com: German environmental group Deutsche Umwelthilfe recently launched judicial proceedings against the country's large supermarket chains for labelling bioplastic bags as "biologically degradable" (see Plasteurope.com of 25.04.2012). What is IK's take on this matter?

Kelterborn: We carved out our position on this matter last year as well. At present, there simply is no material that degrades on its own within a short timeframe. Yet, this is exactly what the "biologically degradable" claim suggests. That is why it is quite legitimate to talk about consumer deception. Several supermarket chains have already responded by immediately withdrawing the bags.

Plasteurope.com: What do you think should be the focus of the ongoing discussion?

Kelterborn: There is no justification for banning or otherwise legally discriminating against bags made of conventional plastic. Countries should instead impose a fee on such bags, as is customary in Germany and other EU member states. Such a disposal charge would make sure existing littering problems are solved as efficiently elsewhere as they are in Germany. Another environmental initiative IK has recommended the industry to take, is to encourage consumers to use robust plastic bags several times.

Source: 


ANCHE IN GERMANIA SI SENTE LA CRISI

In base all'ultima rilevazione congiunturale dell'associazione tedesca IK, che rappresenta i produttori di imballaggi in plastica, questi ultimi risulterebbero alquanto pessimisti per l'andamento del fatturato nell'ultimo trimestre dell'anno 2012, che potrebbe registrare il livello minimo da due anni a questa parte.

Questa indicazione è assolutamente in controtendenza rispetto alle considerazioni di cauto ottimismo per lo stesso anno da parte dei produttori tedeschi di imballaggi in materiale plastico.

Secondo quanto riporta l’associazione di categoria, Industrievereinigung Kunststoffverpackungen (IK), le aziende interpellate nel 2011 mostravano aspettative positive sull’andamento del mercato nel primo trimestre dell’anno, superiori a quelle evidenziate all’inizio dello scorso anno sui primi tre mesi del 2011.

Quasi tutte le aziende di produzione di imballaggi industriali giudicavano la situazione economica tedesca “buona” o quanto meno “soddisfacente”. Le previsioni sull’evoluzione del fatturato erano però lievemente più caute: il 66% degli intervistati stimava una crescita delle vendite nel corso del trimestre, ma c’era anche un 20% che ipotizzava una contrazione del giro d’affari. Per quanto concerne l’export, un terzo circa delle imprese interpellate prevedeva una flessione rispetto ai livelli precedenti, mentre più consolidata era la fiducia sulla tenuta del mercato interno.


Nonostante il pacato ottimismo il direttore di IK, Ulf Kelterborn, aveva, già ad inizio del 2012, messo in guardia le aziende tedesche sulla spirale verso l’alto dei costi che sarebbe continuata a crescere anche nel corso di quest’anno. Circa il 40% delle aziende interpellate dall’indagine si aspetta infatti un incremento dei costi delle materie prime nel 2012, con conseguente riduzione dei margini di profitto.



industria imballaggi germania
Imballaggio tedesco di precisione, anche a tavola!

Ad un anno di distanza dalla rilevazione dell'ufficio studi IK, la problematica che colpisce maggiormente i produttori tedeschi di imballaggi si conferma il continuo incremento dei prezzi dei polimeri, che soltanto in misura limitata viene scaricato sui clienti finali, accompagnata dall'irregolarità delle forniture di materie prime.


Fonti: 



martedì 30 ottobre 2012

SVEZIA, COSI' EFFICIENTE DA IMPORTARE RIFIUTI!

Il riciclo meccanico, nel caso dei rifiuti di plastica, non può essere la sola soluzione alla gestione degli enormi quantitativi prodotti annualmente dai cittadini e da tutte le attività produttive collegate. Un esempio molto importante di gestione dei rifiuti è quella impiegata dalla Svezia in cui la politica di riciclo dei rifiuti è così efficiente che i termovalorizzatori sono a corto di materia prima. Questa è una dichiarazione di Catarina Ostlund dell'agenzia per la protezione ambientale svedese. Così il paese si è reso disponibile ad importare annualmente almeno 800.000 tonnellate immondizia dall'estero.

Napoli, non è "monnezza", è un aiuto per la Svezia
Nel 2010 la Svezia ha prodotto 465 kg di rifiuti urbani per ogni cittadino, l'Italia nello stesso anno è arrivata a 531 kg. I termovalorizzatori svedesi hanno un'importanza quasi vitale nell'economia del paese: generano il 20% del riscaldamento per 250.000 abitazioni svedesi ed edifici commerciali, con questo dato si può dedurre il motivo di tanto interesse per i rifiuti altrui.
Solo il 4% dei rifiuti urbani viene buttato. Il 36% viene riciclato o riutilizzato. In confronto, la media UE e' del 25% (italia 21%). Il 49% dei rifiuti finisce negli inceneritori per la produzione di energia: si tratta del dato più alto in Europa, dopo la Danimarca, contro la media europea del 22%.

martedì 23 ottobre 2012

LA DIFESA DEI SACCHETTI DI PLASTICA

I sacchetti di plastica da anni sono indicati come uno dei rifiuti più diffusi e dannosi tra quelli in circolazione. Negli Stati Uniti diverse città li hanno messi al bando negli ultimi mesi ma in California i sacchetti di plastica hanno trovato un difensore, racconta il Wall Street Journal, ed è un difensore atipico. Si chiamata Stephen Joseph e non è affatto una persona disinteressata all’inquinamento e alle sorti del pianeta: è un attivista, è democratico, fa lobbying in favore delle energie rinnovabili, è noto per aver costretto nel 2003 la Kraft a eliminare gli acidi grassi insaturi dai biscotti Oreo e per aver fatto causa a McDonald’s nel 2005 accusandola di scarsa trasparenza. Da qualche tempo dirige un sito che si chiama SaveThePlasticBag.com, salvate i sacchetti di plastica. I suoi amici e colleghi dicono che non lo riconoscono più.
Joseph fa propaganda a favore dei sacchetti di plastica e sostiene che abolirli fa aumentare la diffusione dei sacchetti di carta, che a suo dire sono molto dannosi per l’ambiente. Il punto di Joseph è questo: i sacchetti di plastica fanno male all’ambiente come un sacco di altri prodotti, tra cui i sacchetti di carta, che non ci sogniamo di abolire. Gli studi finanziati dall’industria della carta accusano i sacchetti di plastica; gli studi finanziati dall’industria della plastica accusano i sacchetti di carta. Bisogna scegliere il male minore.


Produrre sacchetti di carta, infatti, richiede più risorse e genera più emissioni di gas serra rispetto a produrre sacchetti di plastica. Joseph, inoltre, contesta l’esistenza dei famigerati agglomerati di sacchetti di plastica nell’oceano, accusa i gruppi anti-plastica di diffondere informazioni false o inaccurate e di ignorare i problemi collegati ai sacchetti di carta. Ha fatto causa a diverse città californiane che hanno emesso divieti sui sacchetti di plastica e ha minacciato di fare altrettanto con Santa Clara County, San Diego, Santa Monica, Mountain View, Morgan Hill, Palo Alto e San José, che si stanno muovendo nella stessa direzione. L’esito delle cause non è del tutto scontato: nel febbraio del 2009 Joseph ha vinto una causa contro Manhattan Beach. Altre città hanno commissionato degli studi i cui risultati invitano alla prudenza: ridurre i sacchetti di plastica può far aumentare le emissioni di gas serra. Alla fine della fiera, non è chiaro cosa faccia peggio all’ambiente.
Joseph sostiene che i sacchetti di plastica facciano meno male di quelli di carta ma sa che la sua è una battaglia persa. I sacchetti di plastica sono uno dei massimi simboli dell’inquinamento e lui si limita a dire che quelli di carta inquinano ancora di più: ma anche se produrre i sacchetti di carta dovesse comportare maggiori emissioni di gas serra, il problema della biodegradabilità non è aggirabile. Lui però tira dritto, le prova tutte, ogni tanto qualcuna gli riesce: e pazienza se i suoi amici ed ex colleghi non lo riconoscono più.

Per altre fonti:


martedì 16 ottobre 2012

FISHING NETS: TRAWLING FOR A SUSTAINABLE SOLUTION

Fishermen are often accused of being the worst polluters of the world's oceans. Whether this criticism is accurate or not, Norsk Fiskeriretur AS (Nofir for short) is doing something about it: it is one of the first companies dedicated solely to recycling fishing industry debris. The Norwegian firm collects and sorts "plastics from sea" along the country's coastline. 
Fishing nets (reti da pesca)

I pescatori sono spesso accusati di essere i peggiori inquinatori degli oceani. A prescindere se questa cosnisderazione sia esatta o meno, l'azienda Norsk Fiskeriretur AS (in breve Nofir) sta facendo qualcosa per ovviare al problema dell'inquinamento marino diventando una delle prima aziende a indirizzando interamente la sua attività nel riciclo delle reti industriali da pesca. L'azienda norvegese raccoglie e seleziona le "plastiche dal mare" lungo tutta la costa nazionale.

lunedì 8 ottobre 2012

II° MEETING DEL CONSORZIO AUTONOMO DEI RICICLATORI DI PLASTICA

Rifiuti Speciali? No, noi siamo normali! è il titolo del secondo meeting organizzato dal Consorzio CARPI per favorire, e così incrementare, lo spirito collaborativo e di squadra che contraddistingue le aziende impegnate nella raccolta e riciclo dei rifiuti di plastica. 

L'evento si è svolto durante la giornata di venerdì 19 Ottobre presso il centro convegni dell'Air Hotel di Milano adiacente all'areoporto internazionale di Linate. L'appuntamento è stato un importante momento di confronto tra i principali attori del settore e un annuale punto di riferimento e di conoscenza tra i vecchi e nuovi soci del Consorzio. Oltre a discutere e ad accogliere gli sviluppi dell'operato svolto dallo staff del CARPI, il meeting ha rappresentanto un momento di discussione riguardo i principali problemi che attanagliano il settore quali il costante aumento dei costi di approvvigionamento per l'energia elettrica, la mancanza di rifiuti di plastica da riciclare e l'assenza di uno sviluppo comunicativo dei valori della filiera.


Per conoscere e chiedere informazioni riguardo il riciclo degli imballaggi e manufatti di plastica contatta l'indirizzo email raggiungibile attraverso il sito ufficiale: www.consorziocarpi.com 

PACKAGING CAN BE SEXY AND TALENTED!

From the survey carried out by OpinionWay for the Emballage trade show, packaging is considered a "solved paradox" which can reconcile all opposites: sexy and talented, beautiful and useful, cheap and pleasant for consumer's greatest satisfaction.

Symbol of our consumer society related to its hyper-presence - on the supermarket shelves as well as at home, and even more after using it, where immediately becomes waste - packaging is often under accusation: raw material and space waste, product waste if emptied incorrectly. All "defects" that make us forget nowadays packaging vital strenght points: allows 100% safe transport; protect before consumption, give information transparently and much more. 
Packaging has to be smart, where smart means intelligent and all-purpose, so able to mix different dimensions of packaging, which "once upon a time" were lived separately.
Food packaging


PER GLI EUROPEI L'IMBALLAGGIO PUO' ESSERE SEXY E VIRTUOSO!

Dal sondaggio realizzato da OpionioWay per il salone Emballage, l'imballaggio è considerato un "paradosso risolto" che può riconciliare tutti i contrari: sexy e virtuoso, bello e utile, economico e piacevole...per lo più grande soddisfazione del consumatore

Simbolo della nostra società dei consumi in ragione della sua iper-presenza - negli scaffali dei supermercati così come in casa, e ancor più che dopo il suo utilizzo diventa subito rifiuto - l'imballaggio è spesso sotto accusa: speco di materia prima e di spazio, spreco di prodotto se svuotato male. Tutti i "difetti" che fanno dimenticare i punti di forza essenziali dell'imballaggio d'oggi: consente il trasporto in tutta sicurezza, protegge prima del consumo, informa in modo trasparente e molto altro. 
L'imballaggio deve essere smart, dove per smart si intende intelligente e polivalente, capace cioè di mischiare diverse dimensioni del packaging che un tempo venivano vissute separatamente.

BM, Beverage Machines, pp. 20-21

lunedì 24 settembre 2012

THERE IS A CLEAR WILL TO PUSH MECHANICAL RECYCLING!!


We introduce you an abstract of last week’s speech of the environment Commissioner Janez Potočnik.
 
Too much plastic waste is being burnt to produce energy, told a conference on the future of the plastics sector in Germany. The commissioner will suggest options to reduce such waste in coming weeks.

"Landfill rates must go down as quickly as possible but it is also important to switch from energy recovery to increased recycling," he said on Friday.

Figures from industry association PlasticsEurope show member states such as Germany, Austria, Sweden and Denmark have high energy recovery rates. And according to a study by the same organisation the majority of the plastic waste that does not end up in landfill tends to be used for energy recovery – about 64%.
Janez Potocnik

"A dominance of energy recovery is not acceptable in the medium term," added the commissioner. "Too often plastic is down-cycled," he stressed, pointing out that 160,000 jobs could be created in the EU with a 70% plastic recycling rate by 2020.
The European Commission's forthcoming green paper on plastic waste will put particular emphasis on marine litter and plastic bags, delegates heard.

The best option to reduce the number of plastic bags is likely to be the introduction of pricing measures combined with targets, Mr Potočnik said. The commission is current finalising an impact assessment following a consultation.
Using more bio-plastics does not appear to be a viable solution because they can contaminate recycling systems for conventional plastics, he said. And because they only decompose under specific conditions, bio-plastics pose a threat to the marine environment. There are also issues regarding competition with foodcrops.

mercoledì 19 settembre 2012

LAVORARE PER RICICLARE!

Negli ultimi 15 anni l'UE ha introdotto una serie di politiche per la promozione del riciclo. Riciclare infatti ha un effetto positivo sull'ambiente: da una parte, non conferire i rifiuti in discarica significa ridurre le emissioni in atmosfera. Dall'altra parte, il riclaggio può rispondere alla domanda di diversi tipi di materiale proveniente dal mondo economico e prevenire gli impatti ambientali dovuti all'estrazione e alla lavorazione delle materie prime. 
Il riciclo promuove l'innovazione, rilancia l'occupazione e consente uno sfruttamento non intensivo delle risorse non rinnovabili.


I ricavi derivanti dalle attività di riciclo sono consistenti e sono aumentate velocemente dal 2004 fino all'avvento della crisi economica del 2008. Il fatturato delle sette principali categorie di materiali riciclabili è quasi raddoppiato, fino a superare i 60 miliardi di euro. Altro aspetto positivo del riciclo riguarda la creazione di posti di lavoro che è di gran lunga superiore a quelli generati attraverso le discariche e gli inceneritori (fonte: Agenzia Europea per l'Ambiente). 

Per le economie e le Istituzioni Europee si prospettano tre importanti sfide: ridurre gli impatti sull'ambiente, creare nuovi posti di lavoro e aumentare le risorse base per l'economia. Per raggiungere tali obiettivi sarà necessario supportare al massimo la domanda di materiali riciclabili nell'industria; assicurare che i materiali da riciclare vengano separati da quelli destinati allo smaltimento in discarica; promuovere la produzione di imballaggi riciclabili ed evitare che siano introdotti in discarica; creare, infine, filiere del riciclo e mercati che impieghino materiali riciclati ove non ne esistono. 

Fonte: Recycling. pp. 62 - 64, numero di luglio 2012

martedì 18 settembre 2012

RIFIUTI RISORSA DEL FUTURO: NUOVE SOLUZIONI DEL RICICLO

E' ufficiale oramai l'inizio delle campagnia di promozione di CARPI volta a far conoscere alle comunità locali i vantaggi economici ed ambientali derivanti dal riciclo dei rifiuti speciali. La campagna di comunicazione avrà un ampio raggio d'azione e colpirà le principali province italiane. In apparenza i rifiuti speciali non hanno nulla a che fare con la vita quotidiana di ogni cittadino. Ne fanno invece parte quando sono i numeri, più che degli slogan ambientali, a farla da padrona. L'obiettivo è quello di incoraggiare i cittadini sensibili all'ambiente e alle nuove economie ad andare oltre al concepimento della raccolta differenziata come unico sistema per la gestione dei rifiuti.  

sorted waste
Come si presentano i rifiuti speciali di plastica negli impianti di riciclo
Il lungo road show di CARPI avrà inizio a Tarquinia il 19 di Ottobre nell'imponente e storica cornice della Sala Consigliare Comunale di via Matteotti 6, con il convegno “Rifiuti risorsa del futuro: nuove soluzioni del riciclo”. L’incontro è organizzato dal Consorzio CARPI (Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia) - realtà che riunisce alcune delle più importanti aziende nazionali che operano nell’ambito della raccolta, del riciclo e della produzione di materie plastiche provenienti da superficie privata - e il Consorzio Pellicano, uno dei trantadue soci di CARPI distribuiti su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo del convegno, rivolto ai cittadini del territorio, è quello di far conoscere ai partecipanti il percorso di gestione dei rifiuti, evidenziando come questo non termini con la raccolta differenziata ma segua strade e flussi tanto complessi quanto vantaggiosi per la crescita di una nuova economia e di numerosi posti di lavoro.
 
plastics flakes
Come diventano i rifiuti speciali di plastica dopo il loro riciclo

Spesso le Istituzioni si limitano a promuovere la raccolta differenziata sottolineandone solo i vantaggi ambientali. Grazie al contributo di Istituzioni illuminate, imprenditori, tecnici ed esperti ambientali, il Convegno vuole invece andare oltre, introducendo i vantaggi economici che si possono realizzare grazie alla raccolta e al riciclo dei rifiuti urbani e speciali.


A moderare gli interventi saranno i giornalisti Eugenio Vallone della rivista “Baraonda” e Anna Maria Vinci del “Corriere di Viterbo”. A dare il saluto di benvenuto Mauro Mazzola, Sindaco del Comune di Tarquinia, Sandro Celli, Assessore all’Ambiente del Comune di Tarquinia, Franco Caucci, Amministratore Delegato del Consorzio Pellicano, Alfeo Mozzato, Direttore Generale Consorzio CARPI, Emilio Arena, ENEA,
Ugo Bardi, docente di chimica presso l’Università di Firenze e il presidente dell'VIII° Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, Angelo Alessandri. Sono stati invitati a intervenire Pietro Di Paolo, Assessore all’Ambiente Regione Lazio, Flaminia Tosini, Responsabile del Settore Ambiente della Provincia di Viterbo e il Prof. Maurizio Carlini, docente di Sistemi Energetici e qualità dell’ambiente presso l’Università della Tuscia. 

Ai partecipanti sarà distribuito materiale molto interessante e utile per essere protagonista attivo del processo di riciclo dei rifiuti.

venerdì 7 settembre 2012

L'ITALIA TRA I PEGGIORI NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI

In testa alla classifica ci sono Austria (39 punti), Belgio (34), Danimarca (37), Germania (36), Olanda (39) e Svezia (35), che «Dispongono di sistemi completi di raccolta dei rifiuti, meno del 5% dei quali finisce in discarica. Vantano sistemi di riciclaggio ben sviluppati, una capacità di trattamento sufficiente e buone prestazioni riguardo ai rifiuti biodegradabili. Le politiche di gestione dei rifiuti di tali Paesi sono caratterizzate da una combinazione adeguata di strumenti giuridici, amministrativi ed economici».
La nuova relazione dell'Ue sulla gestione dei rifiuti urbani negli Stati membri evidenzia l'esistenza di profonde differenze nell'Ue. Il rapporto classifica i 27 Stati membri in base a 18 criteri, attribuendo bandiere verdi, arancioni e rosse per voci come totale dei rifiuti riciclati, tariffe dello smaltimento dei rifiuti, violazioni della normativa europea.
Una situazione che si capovolge all'altro estremo della classifica, dove le bandiere verdi scarseggiano. Gli Stati membri che presentano i maggiori deficit di attuazione sono: Bulgaria (8 unti), Cipro (11), Estonia (17), Grecia (3), Italia (ben 9 "rossi", 3 "verdi" e solo 15 punti), Lettonia (9), Lituania (14), Malta (9), Polonia (18), Repubblica ceca (18), Romania (11) e Slovacchia (17), «Con carenze quali politiche deboli o inesistenti di prevenzione dei rifiuti, assenza di incentivi alle alternative al conferimento in discarica e inadeguatezza delle infrastrutture per il trattamento dei rifiuti. Il ricorso massiccio al conferimento in discarica implica il sottoutilizzo sistematico di opzioni migliori di gestione dei rifiuti, quali riutilizzo e riciclaggio: il panorama è invero desolante».
La Commissione si baserà proprio su questo rapporto per stilare tabelle di marcia rivolte ai 10 Stati membri (quindi anche all'Italia) che hanno registrato i risultati peggiori, delle quali discuterà quest'autunno con le autorità nazionali in seminari bilaterali: il primo appuntamento è fissato per il 19 settembre a Praga.
Il commissario Ue all'ambiente, Janez Potočnik, ha concluso: «Il quadro che emerge da quest'esercizio conferma i miei forti timori: molti Stati membri conferiscono ancora quantità ingenti di rifiuti urbani in discarica, che costituisce l'opzione peggiore di gestione dei rifiuti, nonostante la disponibilità di alternative migliori e dei fondi strutturali per finanziarle. Si interrano risorse preziose, si perdono potenziali vantaggi economici, non si crea occupazione nel settore della gestione dei rifiuti e si espongono a rischi la salute umana e l'ambiente: una situazione difficile da difendere nelle circostanze economiche attuali».
Secondo uno studio recente della Commissione, una piena attuazione della legislazione unionale sui rifiuti consentirebbe di risparmiare 72 miliardi di euro l'anno, incrementando di 42 miliardi di euro il fatturato annuo del settore che gestisce i rifiuti e del settore del riciclaggio e creando oltre 400 000 posti di lavoro entro il 2020.
Per citare un esempio in Germania la gestione dei rifiuti urbani e speciali è lasciata al libero mercato attraverso il sistema del Dual System, in cambio di una qualità del servizio, come si evince dal report europeo sopracitato, di gran lunga superiore alla nostra.
Non è però dello stesso avviso l'Anci, autorevole rappresentante delle amministrazioni locali che effettuano la raccolta dei nostri rifiuti, che durante un'intervista dello scorso gennaio, in concomitanza con il Decreto Liberalizzazioni del Governo Monti, difendeva lo status quo di monopolio delle amministrazioni comunali nella gestione dei nostri rifiuti affermando che una liberalizzazione del settore “andrebbe a compromettere la buona funzionalità dell’attuale sistema, che ha fino ad oggi garantito a livello nazionale il raggiungimento degli obiettivi di recupero e riciclo, oltre a permettere di trovare un effettivo sbocco nei mercati del riciclo e del recupero per tutti i rifiuti di imballaggio differenziati con la raccolta dei rifiuti urbani di origine domestica’’.
La nuova relazione dell'Ue sulla gestione dei rifiuti urbani negli Stati membri evidenzia invece come l'Italia non si stia comportando come gli altri Paesi a pari economia, bensì con risultati senza dubbio inferiori nonostante la nostra bolletta continui a lievitare.

Fonte: Greenreport,

martedì 28 agosto 2012

DOWNCYCLING E LA TEORIA DELL’ECODESIGN

Il processo di riciclo dei rifiuti genera dei prodotti inevitabilmente soggetti ad un certo grado di downcycling. Il downcycling lo si potrebbe tradurre in “de-ciclaggio” oppure “sotto-ciclaggio”. Prendiamo per esempio il caso dell'acciaio che è un materiale per il quale esiste un sistema di gestione che ricicla circa il 68% di tutto l'acciaio prodotto nel mondo. L'acciaio è una lega a base di ferro che, normalmente, contiene molti altri elementi diversi a seconda della qualità e dell'applicazione: cromo, molibdeno, vanadio, tungsteno e altri. Se si rifondono diversi tipi di acciaio insieme, il risultato è una lega con una composizione che è una media di quella degli acciai di partenza. Il risultato finale è quindi un acciaio di minor qualità rispetto all'acciaio “vergine”: in questo consiste l'inevitabile downcycling del riciclo.

Lo stesso procedimento si realizza per altri materiali come per la plastica, della quale ci sono tanti tipi diversi e che, mischiati insieme e rifusi, danno origine a un prodotto con caratteristiche meccaniche inferiori. Ci si possono fare prodotti che non richiedono sistemi di lavorazione molto complessi e destinati a campi di applicazione funzionali e poco estetici: cassette della frutta, sacchetti per la raccolta differenziata, film per imballaggi industriali.

Si può ottenere una buona plastica riciclata soltanto facendo molta attenzione all'omogeneità e la pulizia dei rifiuti che si vanno a riciclare. Nel caso del PET riciclato, il processo di selezione e riciclo dovrà rispettare standard molto elevati per poter riutilizzarlo nella produzione di altri imballaggi quali vaschette o altri manufatti rispettosi di elevati canoni di trasparenza, durata e conservazione. In assenza del rispetto di tali criteri, il PET che ne deriverà dal processo di riciclo avrà poche applicazioni per essere ritrasformato. 


Se ci riferiamo alla plastica, per raggiungere percentuali di riciclaggio sempre più alte, mantenendo un costo energetico ragionevole, si deve procedere a selezionare con estrema cura i rifiuti alla fonte. Se le istituzioni vogliono, come sembra, “pilotare” l'opinione pubblica verso il raggiungimento di percentuali di riciclo sempre più elevate, questa promessa deve essere poi supportata dalla realtà dei fatti. Se così stanno le cose e se quindi un prodotto riciclato è appetibile dal mercato dei prodotti finali solo se realizzato con rifiuti di ottima qualità dipendenti dalla selezione dei rifiuti alla fonte, non si spiega perché a livello normativo non siano ancora stati introdotti dei criteri ufficiali per la produzione di un manufatto o di un imballaggio. Sul mercato, infatti, la maggior parte degli imballaggi di vendita di plastica non sono riciclabili perché prodotti con più tipologie di plastiche assieme e spesso incompatibili tra loro all'interno dello stesso processo di riciclo. La maggioranza degli imballaggi di plastica dei nostri rifiuti urbani, in questo modo viene inviata a recupero energetico e non a riciclo meccanico. Questo ricorso all'incenerimento, crea un “vuoto” di materia. Ossia se i rifiuti plastici vengono bruciati per produrre energia, in quanto non riciclabili, i materiali che sono presenti all'interno di ogni chilogrammo di rifiuto si volatilizzano, ricorrendo quindi all'immissione di altri materiali “vergini” nella produzione di nuovi imballaggi o manufatti per riuscire a colmare quella mancanza di materiale plastico richiedente dal mercato.

Il downcycling, dunque, in presenza di imballaggi di plastica prodotti seguendo logiche esclusivamente di marketing e non ambientali, aumenta disincentivando gli operatori del settore a riciclare i nostri rifiuti. Per soccombere a questo grave problema tutta l'industria sta cercando di sviluppare processi “chiusi” che vedano il produttore non soltanto impegnato a fornire un certo prodotto, ma anche a recuperarlo e riutilizzarne i costituenti alla fine della sua vita operativa. E' un processo che delle volte viene chiamato “dalla culla alla culla”.

Il processo appena descritto, però, è applicabile solo per i rifiuti speciali, ossia quelli industriali, settore in cui i rifiuti di plastica sono facilmente individuabili dalle aziende che li producono. Un'azienda, infatti, produce rifiuti da imballaggio per le proprie merci e li seleziona per venderli ad un prezzo più elevato ad aziende specializzate che raccolgono questi rifiuti e, attraverso un procedimento di selezione e pressatura, conferiscono agli impianti di riciclo i rifiuti di plastica in partite omogenee e non contaminati da altre sostanze.

Questo procedimento non può essere invece replicato nel caso dei rifiuti di plastica urbani per una serie di fattori: primo, all'interno del bidone della raccolta differenziata troviamo un'infinità di altre plastiche che si contaminano tra loro; secondo, attualmente non sono consentiti altri sistemi di gestione alternativi e più efficienti.

Proviamo a proporre una soluzione a vantaggio sia dell'economia (senza tornaconto economico nessuno si appresterebbe a riciclare rifiuti) che dell'ambiente:
liberalizzare il settore della gestione di quei rifiuti urbani facilmente individuabili da tutti i cittadini. Creare una lista di rifiuti di plastica che il cittadino produce e seleziona autonomamente, come fanno le aziende private nel caso dei rifiuti speciali, e da cui trova un diretto ritorno economico attraverso il conferimento di quei rifiuti in piattaforme o isole ecologiche create ad hoc come nel caso delle bottiglie di plastica (vi invito a leggere il seguente post). Lo stesso procedimento potrebbe essere applicato per flaconi, sacchetti lacerati, film che racchiudono le bottiglie di acqua minerale e molto altro.

La più accurata raccolta effettuata dal cittadino per un suo tornaconto economico e ambientale consentirebbe la maggior disponibilità di rifiuti che altrimenti andrebbero destinati ad inceneritore in quanto contaminati. Questa maggiore disponibilità di rifiuti di alta qualità porterebbe a livelli inferiori di downcycling con la realizzazione di prodotti sempre più appetibili per il mercato e ad una maggiore convenienza nel riciclare i rifiuti di plastica da parte dei riciclatori. In questo modo aumenterebbero i quantitativi di riciclo, nella realtà, e non solo nelle parole. 

Fonti:
-La Terra svuotata, a cura di Ugo Bardi, pagg. 101 – 103;