lunedì 21 maggio 2012

TUTTI I VANTAGGI DEGLI IMBALLAGGI IN PLASTICA

Imballaggi di plastica pronti per essere riciclati
L'imballaggio di plastica, oltre ad essere totalmente riciclabile come descritto in articoli precedenti, possiede anche altre caratteristiche che spesso un osservatore poco attento rischia di dimenticare. Il lasciarsi andare a considerazioni importanti quali "stop alla plastica negli imballaggi" potrebbe portarsi dietro delle conseguenze inaspettate e senza via d'uscita. Proviamo ad elencare i motivi per cui risulta controproducente sostituire la plastica negli imballaggi con altri materiali.

Leggerezza: Oltre il 50% di tutte le merci europee sono confezionate con imballaggi in plastica. Nonostante questo largo ricorso agli imballaggi in plastica, questi rappresentano soltanto il 17 % del peso di tutti gli imballaggi. Inoltre, questo dato è stato ridotto del 28% nel corso degli ultimi 10 anni.
Leggerezza nel packaging significa anche riduzione dei costi di produzione, minor energia ed emissioni di CO2 nei trasporti e diminuzione dei costi di trasporto.

Conservazione e mantenimento dei cibi: gli imballaggi di plastica proteggono e mantengono le caratteristiche dei cibi a lungo. Questo consente di ridurre l'ammontare di rifiuti umidi e l'impiego di conservanti.

Pratico e innovativo: ai nostri giorni le richieste della clientela sono sempre più rivolti ad una maggior facilità di identificazione ed etichettatura del prodotto, agevole da usare e da aprire. L'imballaggio di plastica rispetta proprio queste caratteristiche grazie all'alto grado di malleabilità e modifica per il produttore in base alle esigenze della clintela.

Sano e igienico: gli imballaggi di plastica proteggono i cibi, i medicinali e altri prodotti farmaceutici dalla contaminazione di germi o batteri durante la produzione, distribuzione e vendita delle merci. Le caratteristiche di totale impermeabilità dell'imballaggio di plastica consentono di migliorare la sicurezza e la protezione del prodotto anche nei confronti del consumatore che può toccare con mano l'articolo che sta andando ad acquistare senza contaminarlo con un contatto diretto.

Fonte: PLasticsEurope

ECONOMIA AMBIENTALE O TUTELA AMBIENTALE?


Il riciclo della plastica costituisce una risorsa economica per il nostro Paese: lo ha sostenuto il Consorzio CARPI a Terra Futura.


Quando si pensa al riciclo della plastica, la maggior parte delle persone pensa esclusivamente ai rifiuti urbani, ossia quelli provenienti dalle nostre case. In realtà, buona parte sono di provenienza industriale, più facilmente individuabili e per questo riciclabili all’interno di un sistema produttivo a basso impatto ambientale, che può contribuire anche alla crescita economica del Paese. Sono questi alcuni dei temi che sono stati affrontati nel corso del convegno “La storia, il valore e le opportunità del riciclo della plastica in Italia”, promosso dal Consorzio CARPI (Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia) e tenutosi lo scorso 25 maggio a Firenze in occasione di Terra Futura.

Nell’ambito delle iniziative culturali del Consorzio volto a sensibilizzare la cittadinanza alle tematiche ambientali, e per costruire un’economia più sostenibile ed equa, il convegno è stato aperto da Alessandro Stocco di CARPI, che ha ripercorso la storia del riciclo della plastica in Italia: partendo dagli anni ’60, che hanno visto la nascita dei primi processi di riciclo degli scarti di produzione, passando dagli anni ’70, in cui gli impianti di riciclo si sono evoluti , riciclando i rifiuti generati dai manufatti a fine vita, fino agli impianti tecnologicamente innovativi dei nostri giorni.

Si è passati successivamente a un’analisi del panorama attuale del settore, che in Europa coinvolge circa 50.000 aziende, 1.500.00 posti di lavoro e un giro d’affari di 180 miliardi di euro (fonte PlasticsEurope). A livello Italia, secondo dati COREPLA, nel 2011 sono stati immessi 2.000.000 di tonnellate di imballaggi in plastica, di cui circa il 63% proveniente dal circuito domestico e circa il 37% dal circuito C&I (Commercio e Industria). In questo contesto, insieme a COREPLA, il Consorzio CARPI, con le sue attuali 30 aziende, raccoglie e ricicla il 50% della plastica derivante dagli imballaggi terziari, contribuendo in maniera significativa al raggiungimento degli obiettivi nazionali e comunitari di riciclo. Più precisamente, in Italia si raccolgono e si recuperano circa 710mila tonnellate di plastica di cui 355mila derivano da raccolta urbana e domestica, di competenza di COREPLA. Le restanti 355mila sono di competenza del circuito indipendente e di questa quota CARPI raccoglie e ricicla circa 200mila tonnellate.

Nella sua relazione, Paolo Glerean, membro in carica del Management Comitee di EuPR (l’associazione europea che rappresenta a livello istituzionale a Bruxelles tutti i riciclatori di plastica), ha sottolineato invece come oggi il cittadino abbia compreso l’importanza di una gestione dei suoi rifiuti che, fino a poco tempo fa, lui stesso considerava un problema. L’avvento della crisi economica ha ribaltato però questa situazione. Dal momento che il cittadino considera i rifiuti come una risorsa, e non più un problema, questi vorrebbe poterli trattare come un bene economico. Sempre secondo Glerean, “sarà questo il passaggio che l’Europa dovrà riconoscere e gestire anche a livello legislativo in quanto, attualmente, le normative vigenti considerano i rifiuti un problema da risolvere”. Questa tendenza deve invece gradualmente mutare, rendendo il singolo cittadino consapevole di quali siano gli imballaggi facilmente riciclabili e facendolo diventare il reale e primo protagonista della gestione dei propri rifiuti.

venerdì 18 maggio 2012

TUTTI A SCUOLA DI RICICLO!

L'ambiente ha deciso di tornare a farla da padrone anche davanti ai banchi di scuola. Bella rivincita dopo anni di inquinamento più indisciplinato e sfruttamento delle risorse non rinnovabili. E la notizia è che i protagonisti di questa nuova rivoluzione culturale molto spesso non sono le amministrazioni pubbliche o le tanto decantate istituzioni europee ma i cittadini, con le loro idee, speranze e voglia di decollare dopo una crisi economica che non sembra conoscere la parola fine. Per esempio Nuova Gandiplast, una società specializzata nel riciclo degli imballaggi di plastica da superficie privata (i cosiddetti rifiuti speciali) e nella produzione di sacchi in polietilene per la raccolta differenziata, alcuni giorni fa ha deciso di aprire le porte del proprio stabilimento ai ragazzi delle classi quinte della scuola primaria di Gandino. L'obiettivo è stato quello di far conoscere ai “cittadini del domani” l'importanza di una corretta gestione dei rifiuti speciali. Il personale dell'azienda si è messo a disposizione degli alunni e dei loro insegnanti per spiegare il significato di questo genere di rifiuti e soprattutto di non scambiarli per ciò che è pericoloso o di sconosciuta destinazione in quanto di plastica, a Gandino (nei pressi di Bergamo), se ne ricicla migliaia di tonnellate all'anno da decenni e con ottimi risultati in termini sia economici che ambientali.


Negli stessi giorni anche il consorzio CARPI, di cui Nuova Gandiplast è tra le aziende fondatrici, ha aderito ad un progetto di educazione ambientale promosso in collaborazione con l'Università Sant'Anna di Pisa. La lezione, tenuta dal Direttore Generale del CARPI Alfeo Mozzato, si è rivolta agli studenti del Master in gestione e controllo dell'Ambiente: tecnologie e management per il ciclo dei Rifiuti. Vista la notevole attenzione e preparazione degli studenti in aula il dibattito si è potuto facilmente incentrare sulla questione riguardante la differenza tra rifiuti di imballaggio di plastica urbani (delle nostre case) e speciali (da attività industriali) e i due sistemi di gestione che questa diversità comporta. Nel caso della gestione dei rifiuti speciali di plastica da imballaggio, di cui CARPI è rappresentante, gli interlocutori sono solamente società private di raccolta e di riciclo soggette alle regole della libera concorrenza mentre nel caso dei rifiuti della raccolta differenziata hanno come protagonisti i comuni e i consorziobbligatori di filiera. 


Se sei curioso e ti interessa il mondo dei rifiuti degli imballaggi terziari in plastica lascia un commento con la tua richiesta!

venerdì 4 maggio 2012

DIESEL DAGLI SCARTI


Un altro modo per fare economia

KDV è un progetto innovativo per produrre diesel sintetico dal recupero degli scarti di plastica, cibo, olio usato, rifiuti casalinghi e molti altri rifiuti inutilizzabili. Spiega Christian Koch, ingegnere chimico conosciuto come imprenditore e soprattutto per la sua invenzione di una delle tecnologie più rivoluzionarie dei nostri tempi: "Questo processo, per il quale la natura necessita di milioni di anni, viene messo in atto nei nostri impianti nel giro di pochi anni".
Koch, che a lungo ha lavorato presso lo stabile della Siemens in Erlangen, nel 2003 fondò una società per permettere sul mercato la nuova scoperta.La parte centrale dell'impianto KDV è il reattore turbo, che è alimentato da una miscela di materiale d'uscita sminuzzato e una polvere di alluminio silicato. Questo strumento svolge la funzione di catalizzatore. Questa massa viene messa in un olio di trasporto per diminuirne la tenacia. Come nella centrifuga di una lavatrice nella camera di reazione le pale girano e ruotando fino a 1500 giri al minuto, sfornando un materiale molto simile alla fanghiglia. Viene raggiunta la temperatura massima di 270 gradi attraverso il calore di frizione, senza ricorrere ad alcuna aggiunta di fonti di calore esterne.
"E' come un miracolo: entra spazzatura ed esce sotto forma di acqua e diesel", questo il commento del meravogliato Siegfried Beyer, sindaco di Presseck in Baviera, che sta pianificando un impianto per il suo Comune.

Fonte: Eco-News, pagina 20, numero Gennaio/Febbraio 2012

EUROPA: DIVIETO DI INCENERIMENTO PER RIFIUTI RICICLABILI


Queste le ultime dichiarazioni del Parlamento europeo: "No all'incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati". Le autorità che siedono all'emiciclo di Strasburgo hanno approvato la relazione per la revisione del programma d'azione in materia di ambiente. In materia di rifiuti, gli eurodeputati propongono alla Commissione l'introduzione del divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati. Da una ricerca sul web inseriamo al comunicato stampa dell'UE il commento di Daniele Fortini, presidente Federambiente, ed Attilio Tornavacca, direttore generale ed amministratore delegato di ESPER.
Il Parlamento europeo lo scorso 20 aprile ha approvato a stragrande maggioranza la relazione “sulla revisione del sesto programma d’azione in materia di ambiente e la definizione delle priorità per il settimo programma”.
Il Parlamento sollecita la Commissione europea a proporre al più presto il Settimo programma di azione ambientale dato che l'edizione attuale (il sesto) scade nel mese di luglio. In tema di rifiuti, l'aula chiede alla Commissione europea una migliore applicazione della vigente legislazione comunitaria sui rifiuti ed obiettivi più ambiziosi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio, tra cui un netto decremento della produzione di rifiuti. Tra le richieste del Parlamento spicca inoltre l'introduzione del divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati.
 
"E' una proposta coerente con la gerarchia europea e con la direttiva europea sui rifiuti - ha dichiarato Daniele Fortini, presidente di Federambiente. Per quanto riguarda 'Italia la parte di rifiuti riciclabile o compostabile avviata a recupero energetico rappresenta però una cifra residuale. Recuperiamo infatti circa il 70% degli imballaggi, quelli che sfuggono alla raccolta sono pochi. E nei nostri forni finiscono per la maggior
parte
rifiuti di scarto, oltre alla parte urbana che non viene riciclata (sottovagliatura del trattamento meccanico-biologico, plastiche eterogenee, indifferenziato non raffinato che non riusciamo a trattare). La preoccupazione più grande nel nostro Paese - ha sottolineato Fortini - riguarda invece le 15 milioni di tonnellate di rifiuti (su un totale di 32) che invece di essere recuperate finiscono in discarica così come sono senza nessun trattamento".
"E' certamente giusto il principio - ha commentato Attilio Tornavacca, direttore generale ed amministratore delegato della E.S.P.E.R -. Per favorire effettivamente il riciclo sarebbe molto utile stabilire a livello europeo dei criteri di progettazione degli imballaggi che possano ridurre i costi dell’attività di selezione e riciclo. In Giappone, ad esempio, il governo ha imposto di produrre solo bottiglie trasparenti ed in Europa alcuni stati hanno penalizzato o vietato l’uso di "sleevers" in PVC, le etichette coprenti dell'intera bottiglia, che rende molto problematico il riciclaggio di bottiglie di PET o in vetro. Tuttavia - ha concluso Tornavacca - trovo comunque positivo rispetto al passato il fatto che sia stabilito chiaramente come prioritario il riciclo rispetto al recupero di energia".

Si può trovare la versione del comunicato UE cliccando qui