martedì 10 luglio 2012

RICICLO, SUGLI IMBALLAGGI INDUSTRIALI L'ITALIA E' AI VERTICI

recycle - autore: Keith WilliamsonL’industria del riciclo italiano è all’avanguardia a livello europeo, almeno nel settore degli imballaggi. E negli ultimi undici anni ha portato al Paese un risparmio pari a 9,3 miliardi di euro, l’importo di una piccola manovra Finanziaria. Lo rivela il rapporto “L’industria italiana del riciclo tra competizione internazionale e politiche nazionali”, realizzato da Althesys.

Chi realmente ricicla i nostri rifiuti sono le aziende di riciclo (società nella maggior parte dei casi di diritto privato) che annualmente inviano a CONAI una dichiarazione sul loro operato (attraverso il Modello Unico Dichiarazione Ambientale, MUD).
L'operato di CONAI si concentra invece sulla riscossione di un contributo (Contributo Ambientale Conai) nei confronti degli utilizzatori di tutti gli imballaggi, sia questi primari, secondari e terziari. Attualmente il contributo sulla plastica è di 120,00 € a tonnellata. Una parte di questo contributo viene versato alla municipalizzata di turno che si preoccuperà di selezionare la nostra immondizia.

Il riciclo meccanico supera il 60% per quanto riguarda la plastica, in netto miglioramento rispetto agli anni precedenti. Le vantaggi per l'ambiente sono ingenti: 770 mila tonnellate di CO2 in meno disperse nell'atmosfera nel 2011, più di 6 milioni dal 2002 a oggi. Per quanto rigiarda il consumo energetico, secondo i dati ufficiali del Corepla, siamo intorno ai 6.920 GWh risparmiati.

Il Sistema degli imballaggi in Italia si trova quindi a soffrire di un grande squilibrio di visibilità in termini mediatici e legislativi con forti ricadute anche in termini economici.
A CONAI infatti spetta responsabilizzare il cittadino e trasmettere all'Europa i nostri dati di riciclo, informazioni, queste, che però giungono dalle aziende di riciclo e solo in seconda battuta a CONAI in quanto organo ufficiale di gestione del sistema imballaggi in Italia.

mercoledì 4 luglio 2012

RIFIUTI: ECCO COME FUNZIONA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA

Chi paga e chi ci guadagna dai rifiuti differenziati?

La raccolta differenziata è una delle nuove abitudini entrate a gamba tesa nelle case degli italiani. Volenti o nolenti, infastiditi o meno, tutti ligi nel predisporre sacchetti di diverso colore per la carta e per la plastica, per il vetro, per l’umido e infine per l’indifferenziato.
Sottoposti ai rigidi calendari del porta a porta, con lo spauracchio di una multa, chiedendosi spesso il perché di tanta maniacale attenzione.
Secondo il parere oramai diventato comune il motivo di così tanta solerzia si riassume nel fatto che “è per il bene dell’ambiente, non è sostenibile continuare a buttare tutto in discarica”. Altri, forse più critici ma attenti osservatori risponderanno con un laconico  “ma tanto quando passa il camion dei rifiuti butta tutto insieme, che ci perdo il tempo a fare”.

Le tre “R” della gestione dei rifiuti

La storia e i retroscena della raccolta differenziata in Italia è alquanto lunga, intricata e complessa. Tre caratteristiche oramai consone al sistema economico italiano quando uno degli attori di quello stesso sistema a cui ci riferiamo è un attore pubblico o chi ne fa le veci. Cerchiamo comunque di spiegarvelo facendo riferimento ad un articolo uscito sul sito NinjaMarketing alcuni giorni fa.

Il riciclaggio, di per sé, è una soluzione ottimale rispetto ad altri metodologie di gestione dei rifiuti urbani e speciali.

Facciamo per esempio riferimento al modello delle “3R”.

La prima “R” è la riduzione: dovremmo evitare di produrre rifiuti, ad esempio, usando sacchetti resistenti per la spesa in luogo dei sacchetti monouso, ed evitando di acquistare beni con imballaggi (es. comprando la frutta sfusa dal fruttivendolo).
La seconda “R” è il riuso: comprare bottiglie di vetro per l’acquisto di olio e detersivo sfuso, l’utilizzo dei barattoli del sugo pronto per confetture e via dicendo.
La terza “R” è il riciclaggio (insieme al recupero energetico) deve essere una strategia residuale. Si tratta di una soluzione che evita il più grosso dei mali: il conferimento in discarica. Si tratta di una soluzione ad alto impatto ambientale, con grossi rischi per la salute.
Milioni di tonnellate di materiale prezioso finiscono nelle discariche ogni giorno, talvolta a centinaia di chilometri di distanza, per somma gioia delle organizzazioni criminali, che qui trovano terreno fertile per le proprie attività malavitose.

Dove finiscono i rifiuti differenziati?

Ma che succede quando un cittadino butta un imballaggio di plastica nell’apposito bidone della raccolta differenziata? L'imballaggio entrerà a far parte del sistema CONAI, un consorzio privato ma istituito per legge che si occupa del funzionamento del sistema del riciclaggio italiano degli imballaggi.
Il sistema CONAI è molto semplice: chi utilizza gli imballaggi (ad esempio un pastificio che usa le scatole di cartone per confezionare la pasta o un'azienda che imbusta fazzoletti di carta) è obbligato a pagare il CAC, Contributo Ambientale CONAI.
Il CONAI utilizza questi fondi per pagare i Comuni affinché facciano la selezione della nostra raccolta differenziata tramite una serie di sotto-consorzi dedicati alle singole materie prime (es. COREPLA per gli imballaggi di plastica). Il cittadino invece paga, attraverso la TARSU, il trasporto dei propri rifiuti dalla propria abitazione al centro di selezione.
Il messaggio che CONAI lancia ai Comuni è sostanzialmente il seguente: “Comune, fai la raccolta differenziata, ed io pagherò i costi per la tua selezione ad un prezzo tale da coprire le tue spese, purchè rispetti degli standard minimi di qualità”. CONAI si pone quindi come unico garante e compratore di ultima istanza del mercato italiano.
I rifiuti raccolti nel sistema CONAI vengono poi riassegnati agli impianti di riciclaggio privati, tramite aste competitive oppure in base a complicati meccanismi di ripartizione delle quantità. È un sistema particolare per cui talvolta gli impianti di riciclaggio vengono addirittura pagati purché si prendano in carico il materiale da riciclare, ed altri invece dove si danno battaglia a suon di rialzi pur di assicurarsi un lotto di materiale particolarmente prezioso.

Questione di soldi

Il sistema, dunque, sembrerebbe essere tutto sulle spalle delle aziende che utilizzano gli imballaggi per confezionare le proprie merci attraverso il pagamento il contributo ambientale facendolo rientrare tra i costi di produzione che vanno ad incidere poi sul prezzo della merce che il consumatore finale acquista. I Comuni, dal canto loro, invocano maggiori pagamenti per la raccolta differenziata, soprattutto nel momento in cui sviluppano sistemi di raccolta più costosi come la differenziata spinta porta a porta.
Al CONAI, in cabina di regia, non rimane altro che regolare il mercato, e di indirizzare un fiume di denaro nato per tutelare l’ambiente, ma che muove gli interessi di migliaia di addetti. 
Tra l'incudine e il martello c'è sempre il cittadino ignaro del complesso sistema di rapporti che regolano e che sono generati dalla sua raccolta differenziata. Da una parte ci troviamo nella bolletta una tassa per il trasporto dei rifiuti e in più tra i costi che vanno a formare il prezzo di un qualsiasi prodotto che acquistiamo c'è anche il Contributo Ambientale CONAI per la selezione dei nostri rifiuti da imballaggio. Come ovviare a questa complessità?

Consentire al cittadino di essere il reale e principale protagonista della gestione dei propri rifiuti in modo tale da consentire a chiunque di vedere lo snellimento della propria bolletta e togliere inoltre un costo alle aziende che utilizzano gli imballaggi per imballare i loro prodotti. Tanto, oramai, anche un bambino ha capito che i rifiuti posseggono un valore economico più che ambientale. I bambini-infatti-speriamo siano proprio loro a salvarci da questi sistemi macchinosi...

martedì 26 giugno 2012

PROGETTO PILOTA SULLA TRACCIABILITA' DEI RIFIUTI DELLE NOSTRE CASE

E' operativo il progetto "Tracciabilità dei rifiuti", per l'identificazione delle utenze che espongono il rifiuto indifferenziato e per stimare la quantità di rifiuti indifferenziati prodotta da ogni utenza. Scopo del progetto è "tracciare" i rifiuti dal momento della loro raccolta fino all'impianto autorizzato di riciclo e recupero. 
Il progetto serve a conoscere quanto mediamente producono le utenze urbane o quelle produttive e, di conseguenza, quali sono i costi che si possono ridurre, migliorando nel loro complesso le strategie di informazione, sensibilizzazione, educazione e, successivamente, di raccolta. 
Il progetto ha anche lo scopo di studiare e porre le basi a un modello applicabile su vasta scala; non a caso la Regione Emilia Romagna è tra i finanziatori dell'iniziativa.
Per quanto riguarda gli aspetti operativi del progetto "Tracciabilità dei rifiuti", insieme ad un opuscolo informativo le utenze hanno ricevuto cinque fogli con 105 etichette su ognuna delle quali è riprodotto il codice a barre identificativo dell'utente. Ogni utenza dovrà semplicemente applicare una delle etichette su ogni sacchetto grigio contenente il rifiuto non recuperabile. A ogni ritiro, il codice presente su ognuno dei sacchetti sarà registrato dal lettore del codice a barre. Per salvaguardia della privacy le etichette recheranno solo il codice a barre.

lunedì 25 giugno 2012

SAI CHE FINE FA LA TUA RACCOLTA DIFFERENZIATA?


L’industria del riciclo italiano è all’avanguardia a livello europeo, almeno nel settore degli imballaggi, e negli ultimi undici anni ha portato al Paese un risparmio pari a 9,3 miliardi di euro, l’importo di una piccola manovra Finanziaria. Lo rivela il rapporto “L’industria italianadel riciclo tra competizione internazionale e politiche nazionali realizzato da Althesys, in collaborazione con CONAI, il Consorzio costituito dai produttori e utilizzatori di imballaggi allo scopo di recuperarne e riciclarne i materiali.

Ricordiamo che CONAI non è un consorzio che ricicla rifiuti ma un consorzio privato istituito per legge (Decreto lgs. 22/1997), che racchiude dentro di sé le sei diverse filiere del riciclo (acciaio, vetro, legno, plastica, carta, alluminio), mentre chi realmente ricicla i rifiuti sono le aziende di riciclo (società nella maggior parte dei casi di diritto privato) che annualmente inviano a CONAI una dichiarazione sul loro operato attraverso il Modello Unico Dichiarazione Ambientale (MUD).

L'operato di CONAI si concentra invece sulla riscossione di un contributo (Contributo Ambientale CONAI) nei confronti degli utilizzatori di tutti gli imballaggi, sia quelli primari e secondari (urbani, cioè quelli che arrivano nelle nostre case quando acquistiamo della merce) sia terziari (speciali, imballaggi che non arrivano nelle nostre case ma servono al trasporto delle merci).

imballaggio primario
Per spiegare meglio, l’azienda X, che riempie le bottiglie di acqua per venderla, paga un contributo per ogni tonnellata di imballaggi (bottiglie di plastica) che utilizza. Attualmente il contributo sulla plastica è di 120,00 € a tonnellata. Quindi, a ogni tonnellata di bottiglie di plastica, l’azienda X pagherà 120,00€ al CONAI per la gestione di quella bottiglia una volta che diventerà rifiuto. CONAI verserà poi una parte di questo contributo alla municipalizzata locale, che si preoccuperà di selezionare i rifiuti urbani, tra cui quella bottiglia vuota.

Ma che fine fanno i rifiuti della nostra differenziata? Dopo la raccolta da parte della municipalizzata locale, i rifiuti vengono stoccati in aree dove vengono selezionati per tipologia di materiale. La carta con la carta, la plastica con la plastica e così via.

E il cittadino che ruolo ha in tutto questo? Quello di pagare una tassa sulla bolletta per il trasporto della raccolta differenziata chiamata TARSU, in quanto CONAI “dona” una parte del suo contributo alla municipalizzata locale solo per la selezione ma non per il trasporto dei rifiuti dalle nostre case alle aree di stoccaggio.

Manca però ancora un tassello, e cioè l’Azienda X: l’azienda che produce le acque minerali che, per ogni singola bottiglia utilizzata, versa al CONAI un contributo, che va a ricadere sui costi di produzione che andrà poi ad incidere sul prezzo finale pagato da ogni cittadino che andrà ad acquistare un litro d’acqua. Quella bottiglia, nonostante ce ne disfiamo senza tanto darci importanza, ha un valore monetario ed è già stata pagata dal cittadino.

imballaggio secondario
Torniamo alla gestione dei nostri rifiuti: una volta selezionati nelle aree di stoccaggio, ciò che un tempo erano i nostri rifiuti, e che indirettamente abbiamo contribuito a pagare, vengono destinati nelle varie aziende private di riciclo che, attraverso un’asta indetta dai consorzi di CONAI, si approvvigionano di materiale da riciclare. Questi rifiuti seguono poi il percorso del riciclo meccanico (nel caso della plastica abbiamo già scritto in merito).

I rifiuti si differenziano però in base a due tipologie. Ci sono gli urbani, che vengono gestiti attraverso il sistema appena descritto, e gli speciali, ossia derivanti da superfici private come industrie, aziende agricole o centri commerciali. Questi rifiuti seguono una filiera del riciclo molto più semplice e breve. Le aziende private di raccolta rifiuti (non municipalizzate e che quindi non ricevono ne la TARSU ne il contributo CONAI) raccolgono il materiale presso le superfici private a titolo oneroso o gratuito. A loro volta, queste aziende di raccolta, vendono i rifiuti raccolti alle aziende di riciclo, che andranno a produrre la cosiddetta materia prima seconda per una gamma molto ampia di applicazioni.

Nel caso della plastica, il Sistema degli imballaggi in Italia si trova a soffrire di un grande squilibrio di visibilità in termini mediatici e legislativi, con forti ricadute anche in termini economici. Con CONAI, unico gestore ufficiale degli imballaggi in plastica, che applica un contributo su tutti gli imballaggi, distribuendo in cambio servizi solo per gli attori che si occupano dei rifiuti urbani, ed esentando dalle sue mansioni la maggioranza dei rifiuti speciali da cui però riceve un contributo. Se poi aggiungiamo che, in termini di riciclo, del 33% dichiarato da CONAI per il 2010, la metà è realizzato dai riciclatori dei rifiuti speciali, questo squilibrio si accentua ulteriormente.
A CONAI, infatti, spetta responsabilizzare il cittadino e trasmettere all'Europa i nostri dati di riciclo, informazioni che giungono però dalle aziende di riciclo e solo indirettamente a CONAI, in quanto organo ufficiale di gestione del sistema imballaggi in Italia.
imballaggio terziario
Nell’ultimo anno è stato riciclato il 64,6% degli imballaggi immessi al consumo, con un aumento del 4,6 per cento. Questi dati, confrontati con il resto d’Europa, evidenziano come le nostre performance siano in linea con quelle degli altri grandi Paesi dell’UE.
Da sottolineare tuttavia come, tra gli imballaggi riciclati, la plastica sia stata quella che ha registrato i numeri peggiori. Infatti, l’Italia ricicla il 33,1% degli imballaggi in plastica, contro l’83,8% della Germania, dove il sistema nazionale gestisce e riscuote contributi solo sugli imballaggi primari, ossia quelli delle nostre case, mentre lascia il resto dei rifiuti al libero mercato creando quindi degli effetti sull’economia di gran lunga superiori ai nostri.

mercoledì 20 giugno 2012

PROROGA DELL'OPERATIVITA' DI SISTRI FINO A GIUGNO 2013


Riassumiamo brevemente la nota del Ministro Clini trapelata e pubblicata alcuni giorni fa.

Il Governo, con il cd. decreto legge Sviluppo ha ulteriormente prorogato il termine di operatività del sistema SISTRI, prevedendo che:

- in attesa delle verifiche amministrative e funzionali il termine di operatività del SISTRI sia sospeso fino al 30 giugno 2013. Fino a tale data i soggetti obbligati sono comunque tenuti agli adempimenti relativi al registro di carico e scarico ed ai formulari di trasporto dei rifiuti;

- il nuovo termine di operatività sarà fissato con un apposito decreto ministeriale;

- è sospeso il pagamento dei contributi dovuti per l’anno 2012.

mercoledì 13 giugno 2012

INFORMAZIONI UTILI PER IL RICICLO DEGLI IMBALLAGGI

La raccolta della plastica è una raccolta non sempre semplice da realizzarsi, a causa dei numerosi oggetti, prodotti e imballaggi realizzati con questa materia. La particolarità della plastica, inoltre, è la sua eterogeneità: esistono numerosi tipi di plastiche e ognuna segue un sistema di riciclo meccanico ad hoc.

La raccolta differenziata, così come è fatta attualmente, nonostante i quantitativi in costante aumento dichiarati dal sistema nazionale, non riesce, a rispettare i criteri di efficacia ed efficienza. La contaminazione dei rifiuti di plastica con altre sostanze, ad esempio, preclude spesso il riciclo di enormi quantitativi di materiale, oltre a far lievitari i costi di selezione e lavaggio per gli impianti di riciclo. Se per quanto riguarda i rifiuti speciali (quelli derivanti da superficie privata) il problema non sussiste in quanto le aziende che producono il materiale hanno tutto l'interesse di selezionare per i rifiuti plastici per polimero in modo tale da poter ottimizzare la valutazione finale dei propri rifiuti, lo stesso discorso non vale per i rifiuti urbani. In questo caso, infatti, al cittadino pende l'incombenza della selezione ma in cambio di nessun vantaggio materiale. Per questo, la selezione dei nostri rifiuti non risulta essere efficacie ed efficiente. Per migliorare quindi la nostra raccolta differenziata ricordo che nei contenitori della raccolta differenziata devono essere introdotti solo gli imballaggi.
Di seguito una lista aggiornata degli imballaggi in plastica da differenziare:
bottiglie per acqua e bibite – blister in plastica – buste per alimenti (es. pasta) – buste per confezionamento di capi di abbigliamento (es. camicie, calze, cravatte) – cellophane – confezioni rigide per dolciumi (es. scatole trasparenti e vassoi interni ad impronte) – contenitori per cosmetici – contenitori per uova in plastica – fiale in plastica vuote – film d’imballaggio per raggruppare più bottiglie di acqua minerale o bibite – film d’imballaggio per confezioni carta igienica e rotoli carta assorbente – flaconi di shampoo – flaconi per detergenti – flaconi per detersivi – imballaggi in polistirolo – pellicole per alimenti – retine per frutta e verdura – vaschette/barattoli del gelato in plastica – vaschette per alimenti (es. per salumi, formaggi, pasta fresca, frutta, verdura) –  vasetti per yogurt -  vasi per piante - vaschette porta uova in plastica – vassoi in polistirolo (es per formaggio).
Un giorno anche noi cittadini potremmo valorizzare, come fanno le aziende private, i nostri rifiuti. Fino a quando non sarà realizzata la vera liberalizzazione del sistema imballaggi, cerchiamo quindi di non far gravare sempre di più i nostri rifiuti sulle nostre tasche! Si producono meno rifiuti e aumenta la raccolta differenziata ma ogni cittadino spende il 5% in più rispetto al 2007!

DA GESTIONE RIFIUTI E RINNOVABILI MILIONI DI POSTI DI LAVORO


Con un tasso di disoccupazione medio nella zona Euro che ormai supera l’11%, il solo settore dei rifiuti, spiega il rapporto Ocse, potrebbe creare oltre 400mila nuovi occupati entro il 2020. Altri 560mila, inoltre, potrebbero venire dal riciclo delle materie prime particolarmente strategiche per l’economia UE. Altri settori molto appetibili per la malconcia economia europea sono quello delle energie rinnovabili con un potenziale occupazionale di tre milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020 e quello legato all’attuazione di singole misure di efficienza energetica è di ulteriori due milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020”, conclude Laszlo Andor, commissario Ue all’Occupazione durante la presentazione del rapporto “The jobspotential of a shit towards alow-carbon economy”.
Per saperne di più sul report "The jobspotential of a shit towards alow-carbon economy
Come poter dar vita a tutti questi nuovi posti di lavoro? L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico suggerisce tre strategie fondamentali per favorire la crescita della green economy, a cominciare dal supporto che i governi dovrebbero fornire nel ricollocare i lavoratori delle imprese in crisi a quelle a “trazione ecologica”. Indispensabili, inoltre, incentivi per la ricerca e l’innovazione in salsa verde e per la diffusione  delle tecnologie eco-efficienti, nonché l’alleggerimento della burocrazia. L’Ocse, infine, suggerisce agli Stati europei di riformare il sistema fiscale, introducendo benefici per i lavoratori e facilitando assunzioni.